I giornalisti locali l’hanno chiamata l’«insurrezione del gas». In Ucraina da tre giorni le autorità hanno spento il riscaldamento di molte case mentre le temperature sono prossime allo zero. All’inizio a Krivoy-Rog, città industriale a est, un milione di abitanti; e poi a Smele, Shepetvka, Kropivnizkov.

Niente riscaldamento anche nelle scuole ormai chiuse e negli ospedali (con eccezione delle sale chirurgiche). Ieri il taglio del riscaldamento ha raggiunto anche qualche quartiere di Kiev. Inevitabile la rivolta della popolazione esasperata che ha innalzato barricate, bloccato strade, messo sotto assedio gli uffici amministrativi. A Krivoy Rog gli abitanti hanno dato l’assalto ai depositi di bombole del gas per riscaldare le proprie abitazioni.

A soffiare sul fuoco della rivolta sono le organizzazioni della destra neofascista che incitano la popolazione: «Riaccendete i termosifoni o sarà rivoluzione!», gridavano i militanti di Svoboda ieri a Kiev. La situazione interna scivola verso il caos e il collasso economico. In queste condizioni è difficile pensare in quale clima si svolgeranno le imminenti elezioni presidenziali.

Come sottolinea il corrispondente di Gazeta.ru, il taglio del riscaldamento «è la conseguenza della decisione del governo di aumentare del 23,5% le tariffe del gas e tagliare il riscaldamento ai morosi come misura richiesta dal Fondo monetario internazionale all’Ucraina per garantire un altro prestito straordinario di 3,9 miliardi di dollari», senza il quale paese sarebbe costretto alla bancarotta. Il presidente della Rada (il parlamento ucraino, ndr) Andrey Paruby si difende chiedendo «comprensione» alla popolazione: «Le “riforme shock” non sono capite dalla gente, ma sono necessarie», ha affermato.