Un «atto di genocidio contro il nostro popolo»: così il leader della Repubblica di Lugansk, Igor Plotnitskij, ha definito il provvedimento firmato ieri dal Presidente ucraino Petro Poroshenko sul blocco economico totale del Donbass. «È ripugnante che questo nuovo ricco sia appoggiato da Ue e America, egli agisce nelle peggiori tradizioni del nazismo». Poroshenko ha ordinato ieri di evacuare dalla zona di operazioni nel Donbass gli uffici statali e i tribunali, traferire i detenuti e interrompere le operazioni bancarie, avvertendo il Consiglio d’Europa sulla sospensione dei diritti dell’uomo da parte ucraina nella zona del conflitto.

E il premier Arsenij Jatsenjuk ha realizzato la minacciata cessazione di pagamenti per pensioni e assistenza sociale ai residenti del Donbass che non si sono trasferiti in zone delle regioni di Donetsk e Lugansk controllate dall’esercito. Tali provvedimenti potrebbero preludere a una grossa offensiva militare, mentre continua lo stillicidio di vittime civili – 6 morti e 20 feriti venerdì a Gorlovka – per i cannoneggiamenti governativi sulle città. Ieri l’altro il Presidente della Repubblica di Donetsk, Alexander Zakharcenko, aveva segnalato il movimento di numerosi mezzi ucraini verso il Donbass, spiegando con la conseguente necessità di ridislocare le forze delle milizie, il transito di mezzi corazzati privi di insegne avvistati dall’Osce. «A differenza di Kiev» ha detto Andrej Purghìn «usiamo i mezzi militari solo per difenderci». Quasi a far eco a Purghìn, Vladimir Putin, in un’intervista alla tedesca Ard, ha invitato l’Occidente a rinunciare all’informazione unilaterale sul conflitto ucraino, dichiarando che Mosca non permetterà che il governo ucraino stermini coloro che gli si oppongono. Ciononostante, ha detto Putin «noi contiamo su una evoluzione per il meglio della situazione. Vogliamo la normalizzazione dei rapporti con tutti i nostri partner, compresi Stati Uniti e Europa».

Sulle sanzioni, che l’Ue, la prossima settimana, si appresta a inasprire, Putin ha detto che nuocciono sia alla Russia che all’economia mondiale. Al tempo stesso, Putin ha evidenziato che «la Russia non richiederà il rimborso anticipato dei titoli di Stato ucraini, per aiutare Kiev a rilanciarsi». Ma nemmeno Mosca consegnerà a Kiev l’ex Presidente Viktor Janukovic, riparato in Russia e contro cui i golpisti hanno spiccato mandato di cattura: trattandosi di una questione politica, l’Interpol non lo ha inserito nell’elenco dei ricercati e mancano quindi le basi legali per l’estradizione.

In generale, come ribadito a Brisbane dal vice Ministro degli Esteri russo Serghej Rjabkov, le azioni russe in rapporto all’Ucraina non costituiscono alcuna minaccia: «Non c’è nessuna aggressione. Si tratta di un conflitto interno e la Russia tende a stabilizzare la situazione». Una situazione che il rapporto Onu del 11 novembre illustra con 9.747 feriti e 4.132 morti, comprese le 298 vittime del Boeing malese abbattuto a luglio sul Donbass. Su quest’ultimo fatto, venerdì sera il primo canale russo ha mostrato in esclusiva alcune foto – scattate, pare, da un satellite spia americano – che mostrano i momenti in cui un caccia apre il fuoco con il cannoncino contro la cabina di guida del Boeing e subito dopo lancia un razzo che distrugge un motore dell’aereo e ne causa la caduta.

Le foto, come riporta anche la Reuters, sarebbero state inviate da un certo Georg Bilt, laureato del Mit, all’Unione Russa degli Ingegneri: questi le ritengono autentiche (ma la Reuters scrive che «diversi commentatori le giudicano un falso»), evidenziando come sarebbe «praticamente impossibile contraffare simili fotogrammi». E le esternazioni di Obama, secondo cui la Russia sarebbe una minaccia maggiore dell’Isis o dell’Ebola, non aiutano le speranze di rilanciare i rapporti tra Russia e Usa. «Dichiarazioni che non venivano fatte neanche durante la guerra fredda», chiosano da Mosca.