«Il messaggio più importante di questo vertice è che il G7 è unito al fianco dell’Ucraina. Abbiamo ribadito che siamo con la nuova leadership del Paese, politicamente ed economicamente». Parole di José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, al termine della riunione del G7. I Paesi membri hanno inoltre «mandato un messaggio risoluto alla Russia: deve riconoscere e impegnarsi a fondo con le autorità ucraine, in particolare con il presidente eletto Poroshenko. E che la Russia «deve prendere azioni concrete e credibili per allentare la tensione nelle regioni orientali dell’Ucraina. Siamo pronti a prendere ulteriori misure se necessario».

Non una parola sui massacri di Lugansk, sul rogo di Odessa, sugli attacchi e i bombardamenti nella regione di Donetsk dove si continua a combattere. Le notizie che giungono sono drammatiche, complici anche i profughi e il pericoloso rischio di isolamento di intere zone. Ieri il presidente ad interim Turchynov, in attesa che Poroshenko diventi ufficialmente in carica, ha annunciato la chiusura dei confini orientali, per evitare, ha detto, che la Russia possa fornire aiuti ai «terroristi» delle regioni orientali. Kiev ieri ha infatti annunciato che i valichi di Dolzhanskyi e Chervonopartyzansk nella regione di Luhansk sono «chiusi» e le guardie di confine sono state ritirate per «l’estrema escalation» della violenza. Le autorità di confine ucraino avrebbero notificato formalmente la decisione alla Russia.

E si tratta di una decisione completamente contraria alla richiesta russa di aprire dei corridoio umanitari. «Invece di aprire questi confini per tutti coloro che desiderano lasciare l’area delle azioni militari, essi vengono chiusi. È assolutamente offensivo e inaccettabile», ha dichiarato Aleksandr Lukashevich, portavoce del ministero degli esteri russo. Mosca, ha risposto a queste accuse, anche con le parole del primo ministro Medvedev: «La gente è molto spaventata, ha paura, ma le autorità ucraine si rifiutano di vedere qualsiasi problema umanitario. Stanno parlando inoltre dell’assenza di rifugiati. Questa è una bugia», ha dichiarato Medvedev, aggiungendo che ogni giorno nella regione di Rostov sul Don arrivano 3.000 persone.

«È una situazione senza precedenti», ha sottolineato, spiegando di aver disposto aiuti finanziari alle regioni russe che accolgono i profughi ucraini. Questo sul campo militare, con la difficoltà ad avere notizie verificate da zone dove, a causa della loro pericolosità, diminuiscono di giorno in giorno i giornalisti presenti e i testimoni disposti a parlare.

A margine c’è poi tutto il discorso legato al G7 e agli incontri di questi giorni, complici anche le celebrazioni odierne del 70esimo anniversario dello sbarco in Normandia, che potrebbero costituire l’occasione di un incontro tra Putin e il neo presidente ucraino Poroshenko. Ieri il presidente russo si è lasciato andare a riflessioni politiche e storiche, prima di incontrare Cameroon e poi Hollande. Ha ribadito che la Russia riconosce la sovranità dell’Ucraina, che l’unico timore di Mosca è la sua integrazione alla Nato. Ogni paese che aderisce a un’alleanza militare perde un po’ della sua sovranità, ha sottolineato, citando la «tradizione gaullista e il generale Charles de Gaulle, che ha saputo proteggere la sovranità della Francia, e che per questo merita rispetto, e Francois Mitterrand, per la sua proposta di confederazione europea, con la Russia, un’opportunità che -dice- ancora esiste.

La Russia è il paese più grande del mondo. Sarebbe molto difficile circondarla, poi il mondo cambia così velocemente che è impossibile farlo anche solo in teoria».

Il battibecco tra Russia e Stati uniti è proseguito nel corso della giornata, complice la visita di Hagel in Romania. Dopo aver confermato l’alleanza con il paese, Hagel ha specificato che gli Usa aumenteranno la loro presenza militare sul mar nero, al fine di dimostrare pienamente il «commitment americano nella regione». Dopo i milioni promessi all’Ucraina, un altro passo Usa verso una maggio presenza in Europa orientale.