E venne il giorno di Turchynov, il presidente ad interim ucraino, che insieme a Yatseniuk avrebbe dovuto traghettare il paese verso le elezioni del 25 maggio e che invece ha finito per incarnare un esecutivo nelle mani di Fondo Monetario e Nato e alle prese con una vera e propria ribellione nelle regioni orientali. Tanto che ieri Turchynov ha dovuto ammettere che le forze militare ucraine non sono in grado di riportare all’ordine le regioni ribelli dell’est, dove proseguono le occupazioni e la presenza armata e organizzata dei filorussi, annunciando inoltre che l’esercito sarebbe in stato di massima allerta per il rischio di una invasione militare russa.

«Le autorità e le forze dell’ordine non sono in grado di ottenere il controllo delle regioni di Donetsk e Lugansk e dei loro capoluoghi», ha riconosciuto Turchynov, che ha ricordato anche vari tentativi di destabilizzare la situazione nelle regioni di Kharkov, Odessa, Kherson, Nikolaiev e Zaporozhie. «Abbiamo già deciso di creare delle milizie territoriali composte di volontari in ciascuna regione», ha detto il presidente ad interim, proprio per contrastare le attuali difficoltà militari dell’esercito ucraino. Forse per esorcizzare questa difficioltà ieri sera in pieno centro a Kiev, si sono svolte esercitazioni «tattico-speciali»: lo ha annunciato l’amministrazione della capitale, ma il ministero della difesa ha negato il coinvolgimento di propri uomini e mezzi. Non è escluso che sia interessato il ministero degli interni, dicono le agenzie di stampa.

«Cari residenti di Kiev e ospiti della capitale, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio si svolgeranno esercitazioni tattico-speciali a Kiev», ha scritto sul proprio sito il municipio della capitale. «Si prevede che colonne di veicoli da combattimento si muoveranno attraverso la città come parte dell’esercitazione. Vogliamo avvisarvi che il dispiegamento di militari e mezzi si svolgerà nel centro della città», ha proseguito l’amministrazione della capitale.

La decisione sarebbe stata presa all’indomani degli scontri con feriti in piazza Indipendenza tra ultranazionalisti ed esponenti delle forze di autodifesa di Majdan, a dimostrazione di come la situazione in Ucraina sia molto lontana da una pacificazione e da una normalizzazione. Anche perché il peggio non è ancora arrivato: su un paese sull’orlo della bancarotta sta per arrivare infatti la scure delle misure durissime per i budget dei ministeri, richieste dal Fondo moneetario. Certo le ammissioni di ieri sono rilevanti: «Le forze di sicurezza e di polizia sono impotenti» secondo le autorità ucraine, nelle due regioni dell’est al confine con la Russia, dove non riescono a sedare i disordini, e in alcuni casi, come hanno dimostrato immagini e video e come ha ammesso il presidente, «aiutano o cooperano» con i filorussi che li provocano.

Le forze «non riescono ad assicurare il loro compito, che è quello di proteggere i cittadini, non sono in grado di normalizzare velocemente la situazione». Turchynov ha inoltre denunciato il pericolo che i disordini si estentano alle regioni centrali e meridionali del paese.

Sul fronte diplomatico ieri è tornata a parlare la Germania. Angela Merkel ha ribadito a Berlino che la Germania è pronta ad appoggiare ulteriori sanzioni economiche contro Mosca se gli sforzi diplomatici non avranno effetto. A margine dell’incontro con il premier giapponese Shinzo Abe, a Berlino, Merkel ha ribadito la necessità di un «canale di dialogo» con Mosca, aggiungendo: «Se tutto questo non dà frutti, non dobbiamo avere paura del fatto che possano essere necessarie nuove sanzioni». Angela Merkel ha poi chiesto il rilascio immediato degli ostaggi trattenuti dai filorussi: «sarebbe un segnale molto importante di de-escalation, cui dovrebbero seguirne altri», ha detto la cancelliera. La Germania segue la sorte degli operatori dell’Osce, fra cui ci sono anche 4 cittadini tedeschi. Berlino, si sta sforzando «con tutti i canali diplomatici possibili», anche con il Cremlino, per una soluzione.
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