«L’Isis non è un pericolo solo per Iraq e Siria ma a livello globale», ha specificato il segretario di Stato Usa John Kerry, aggiungendo però che la metà «dei leader dello stato islamico», sarebbe stato «eliminato».
Si tratta delle parole ascoltate durante la conferenza stampa a chiusura del vertice internazionale di Londra contro lo Stato islamico, che ha visto riuniti i rappresentanti di 21 Paesi impegnati nella coalizione contro il Califfato. Presente, oltre a John Kerry e il primo ministro iracheno Haider al-Abadi. Per l’Italia c’è il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Allo studio ci sono misure per fermare il flusso di denaro e volontari verso l’Is, così come maggiori aiuti alle forze che combattono gli jihadisti sul terreno e altri aiuti umanitari alle popolazioni colpite. Kerry ha specificato che «serve una risposta globale», specificando di apprezzare il contributo «di ogni membro della coalizione anti-Isis ma c’è comunque il bisogno di una coordinazione da parte di un gruppo ristretto». In ogni caso, secondo Kerry non mancano segnali positivi: «l’Iraq e i suoi partner internazionali hanno eliminato migliaia di combattenti dell’Isis e il 50% della sua leadership», ha aggiunto. Le stesse truppe irachene, inoltre, sostenute da 2.000 raid aerei, hanno ripreso all’Isis circa 700 chilometri quadrati di territorio. Kerry ha inoltre sottolineato che per potenziare l’esercito di Baghdad si punta a creare 12 nuove brigate. Secondo il ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, però, «L’esercito iracheno non è ancora pronto a combattere l’Isis». Per il ministro serviranno ancora mesi prima che le forze armate di Baghdad siano in grado di condurre «significative operazioni militari» contro il gruppo terroristico, che mantiene un forte controllo di molte delle zone controllate.