Il 25 maggio scorso Ken Jacobs ha compiuto novant’anni. E New York lo sta festeggiando, in grande. Non a caso. La città è stata infatti la culla di quasi tutto il suo cinema, a partire da quanto, nel 1955, fresco dal servizio nella Guardia Costiera, e armato di una Bell & Howell, Jacobs ha iniziato a filmare le strade del Lower East Side e dintorni – un quartiere di immigranti come quello di Brooklyn in cui era cresciuto durante la Depressione, e vicino a quello in cui vive tutt’ora insieme a sua moglie e indispensabile collaboratrice Flo. Il film che risultò da quelle riprese, Orchard Street – ricco di colori, odori, umori, brandelli d’Europa, umanità, contrasti e meraviglia, quanto privo di sentimentalismo e/o ironia – visto oggi è il magnifico caleidoscopio di un’era e di una Manhattan che non esistono più.

Ken Jacobs

IL MUSEUM of Modern Art lo ha appena restaurato e lo «esporrà», a partire dal 3 novembre, in una delle gallerie, insieme ad altri lavori di Jacobs che abbracciano l’arco della sua opera.
Qualche giorno dopo il suo compleanno, il MoMA ha infatti annunciato l’acquisizione di duecentododici film di quest’autore che coltiva da sempre e che, a sua volta, attribuisce al Museo la sua ispirazione. «È stato il MoMA, quando ero un teenager, a scaraventarmi nell’imprevedibilità dell’arte», ha detto Jacobs, che da ragazzo ha studiato pittura con Hans Hoffman alla Art Students League di New York e la cui collezione includerà 8mm, 16mm, 35mm e digitale. «Jacobs» è uno dei tesori viventi del cinema, un autore che, insieme alla sua compagna e collaboratrice Florence Jacobs ha continuamente risvegliato il senso di meraviglia e mistero che il pubblico del 19esimo secolo deve aver sentito trovandosi di fronte al cinema per la prima volta» dichiara Josh Siegel, che ha curato l’acquisizione per il Museo.

IN PERFETTO spirito jacobsiano, quel senso di meraviglia e mistero – uniti alla giocosità che contraddistingue il lavoro di Jacobs in vivace dialettica con la sua profondità teorica – sono democraticamente a portata d’occhio, ventiquattr’ore al giorno, di tutti i passanti newyorkesi che si trovano all’angolo di Broadway e della decima strada.
Unendosi alle celebrazioni per il compleanno, la galleria 8WSE, di proprietà della New York University, ha infatti dedicato le sei vetrine del suo annex a una mega retrospettiva Ken Jacobs, Up the Illusion che, a partire dal 15 aprile scorso e fino al 26 novembre, in tre fasi diverse, sta mostrando e mostrerà circa un terzo dei film, su monitor rivolti verso la strada. Curata dal filmmaker e archivista Andrew Lampert, la retrospettiva include anche parecchi dei disegni e dei quadri giovanili, in bianco e nero, di Jacobs, che evidenziano le influenze dell’espressionismo astratto ma anche del primo cubismo sui suoi film. Una delle ossessioni fondamentali di Jacobs è infatti il 3D. Come scrive Lampert nella presentazione di Up the Illusion, Jacobs è stato fin dall’inizio uno dei pionieri della nozione del cinema espanso, ideando persino, insieme a Flo, un suo sistema di visione tridimensionale casalingo, il Nervous System, che può essere sperimentato senza occhiali polarizzatori, basato sull’utilizzo di due proiettori in 16mm capaci di funzionare a passo uno, sia avanti che indietro. Negli anni Flo e Ken Jacobs, per imprimere ai loro lavori questo effetto tridimensionale, hanno applicato il Nervous System (la cui «formula segreta», brevettata dall’artista, include anche l’uso delle pale di un ventilatore) a immagini riprese dal vero, immagini

«Disorient Express» (1996)

astratte e a loro libere manipolazioni di found footage.

MOLTI degli esempi di questo uso del 3d (tra i più affascinanti Seeking the Monkey King, del 2011, un kolossal a base di fogli di alluminio che sembra imponente quanto uno dei Transfomers) scorrono o scorreranno in loop sugli schermi della 80WSE Gallery, insieme a classici di anni precedenti, come i burlesque anni sessanta, realizzati con Jack Smith, il monumentale Star Spangled to Death (realizzato a partire dal 195 7 e concluso nel 2004 con una durata di sei ore e mezza); al bellissimo, e recentemente riscoperto, The Sky Socialist (1964-66/2019), a Orchard Street, e a interpretazioni jacobsiane di home movies come Spaghetti Aza (1975) e Nissan Ariana Window (1956).

Tra le altre celebrazioni per i novant’anni, sono inoltre previste proiezioni all’Anthology Film Archive e alla Light Gallery. Tutti i pezzi esposti in Up the Illusion possono essere visti anche su telefonino attraverso un Qrcode. E, mentre la città lo festeggia, Ken Jacobs – che è passato all’uso del digitale nel 1999 – è al lavoro su nuovi film per aggiornare continuamente le retrospettive.