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Sono tredici i libri scritti da Katarina Taikon (1932-1995) che raccontano le storie di esistenza quotidiana della piccola Katitzi, ragazzina rom di otto anni e suo alter ego che vive in un istituto, ignara – fino al giorno in cui conosce suo padre e viene portata presso la sua comunità – di appartenere a una famiglia specialissima. Pubblicati dal 1969 al 1980 (diventati anche una serie tv di successo) dall’autrice svedese di etnia romanès, i romanzi raccolgono in serie le avventure della spericolata Katitzi, una specie di Pippi Calzelunghe zingara, abbattendo cliché e spingendo i bambini scandinavi a sbirciare fra le pieghe delle culture «altre».

Ora Katitzi torna in libreria dal 16 maggio (e prima al Salone) per Iperborea, con le illustrazioni di Joanna Hellgren (pp.256, euro 13,50, traduzione di Laura Cangemi e Samanta K. Milton Knowles), autrice anche della graphic novel Frances che attraverso la sua protagonista rimasta orfana affrontava temi quali la perdita e il lesbismo.
Come spiega nell’introduzione la figlia Angelica, le «esplorazioni» nel mondo compiute da Katitzi appartengono alla biografia di Katarina Taikon stessa (rivisitate con fantasia e un certo brio). Lei è stata anche un’attivista nel movimento per i diritti civili, oltre che scrittrice e attrice. Durante la sua infanzia, i rom vivevano ancora nei campi in Svezia e erano costretti a continui trasferimenti, pratica che impediva l’istruzione scolastica. Taikon, infatti, non ha imparato a leggere e scrivere fino alla sua adolescenza. In seguito, dedicò la sua vita a migliorare le condizioni della sua gente. La sorella Rosa è stata una famosa designer di gioielli in argento, esposti in molti musei del mondo.