Per cercarla Gørild Mauseth si è caricata sulle spalle un viaggio infinito: undicimila chilometri fino a toccare la Russia più profonda. Doveva essere in treno. Perché lì era accaduto l’incontro che aveva squadernato per sempre la vita della sua Anna. Fino a farle lasciare il marito, fino a separarla dal figlio. Perché? Cosa urlava in lei, cosa cercava di sedare con la morfina? Senza dire che tutto, ossessivamente, anche per l’autore del Romanzo intitolato a questa donna, sarebbe finito in una stazione ferroviaria.

Anna Karenina. O solo Anna per Gørild Mauseth, indicibilmente brava attrice norvegese, invitata, dopo una turnée nel suo Paese, ad abitare ancora l’eroina archetipica di Tolstoj in una pièce al Teatro Gorky di Vladivostok.

Da qui muove Karenina & I, scritto dall’attrice con Tommaso Mottola, regista del documentario, e suo marito.

È per approssimarsi ad Anna che la vediamo camminare sul ciglio di una rotaia come un filo sul vuoto. Ora la camera insegue il suo strascico in un vicolo a Venezia, dove riceve il testo in russo della pièce: la sfida è affrontare, per la prima volta, la lingua madre di Karenina. Ora pettina il figlio, si addormentano abbracciati nello scompartimento. Baltazar ha quasi la stessa età di Seryoža, da cui Anna è costretta a separarsi per il suo amore per Vrònskij. «È orribile lasciare il figlio?» chiede Gørild a due donne in una stazione. Karenina è di tutta la Russia, si legge a scuola e se ne discute, come in un coro tragico, anche a San Pietroburgo, dove Anna era cresciuta e aveva sposato Karenin, 16 anni più grande.

Oggetto del documentario non è però la pur corposa anima storico sociale del romanzo, la critica di un mondo tanto ostile alle donne, bensì l’io della protagonista, il suo risuonare con l’attrice e lo scrittore. Orfana, come lo era Tolstoj – nel film Liam Neeson in voce over – Anna vive la lacerazione tra il buco nero del passato e il pulsare lontano dell’infanzia. Così, seguendo il filo tra lei e l’autore, ci ritroviamo a Jasnaja Poljana, dove Tolstoj scrisse il romanzo (1873-77) e da cui, lasciata la famiglia, fuggì, per rifugiarsi nella stazione di Astàpovo.

Ma se Karenina e Tolstoj come Mauseth dice – anche in Italiano e inglese in questo film poliglotta – non riusciranno a spezzare la propria catena di dolori, l’artista, dopo essersi addentrata in Anna fino a vederla in quel vestitino rosso in cui prima di morire si era ricordata di sé da piccola, dopo essere giunta fino a Novosibirsk, il luogo più lontano da tutti i mari, sente che è tempo di tornare al suo fiordo, lasciato a 15 anni dopo un trauma.
Tutto questo però solo dopo le prove e la prima, in questa struggente stream of consciousness tra cinema teatro e letteratura, che è Karenina & I, indivisibile dalle musiche di Glass, Nyman, Pärt.