Luci basse, commozione, un minuto di silenzio per le oltre 34mila vittime del Covid-19, che ha obbligato alla riscrittura della stagione del pallone e nessun gol. E’ ripartito così, con Juventus-Milan 0-0 (e domani sera c’è Napoli-Inter), semifinale di ritorno di Coppa Italia, dopo oltre tre mesi il calcio italiano, un prologo di lusso alla ripresa del campionato (nel prossimo weekend), che si allungherà fino ai primi giorni di agosto, prima di dar spazio alle competizioni europee. I bianconeri vanno in finale, il doppio pari (1-1 a Milano, tre mesi fa) lancia Ronaldo verso la finale e il potenziale 30esimo trofeo in carriera. Partita vera, la prima con i cinque cambi, specie nel primo tempo di ritmo, con inevitabile calo nel ripresa per la lunga inattività. Ma ovviamente l’attenzione si è riversata sulle procedure eseguite intorno al rettangolo di gioco e prima ancora negli spogliatoi, sulle misure sanitarie imposte dal Virus al calcio. E dunque, protocollo rigido: ingressi separati delle squadre, mascherine per tutti, tranne i presenti in campo e gli allenatori, personale per la sanificazione. E nessuno sugli spalti, anomalia di una stagione anomala. Anzi, l’ospite c’è ma non si vede, come avviene in Italia da febbraio o forse prima, il Covid-19, che impone strette osservanze per prevenire la diffusione del Virus e una tensione che scava il volto degli addetti ai lavori.

ANCHE se in campo si va subito a mille: rigore spedito sul palo da Cristiano Ronaldo al ‘15, dopo il ricorso di Orsato al Var per un fallo di mani del milanista Conti, espulsioni – violentissimo fallo di Rebic su Danilo -, entrate dure e dominio a piacimento dalla Juventus nella parte iniziale del primo tempo, con il Milan in dieci e in generale mostrando una condizione fisica inferiore ai bianconeri. Poi il fiatone che accomuna le due squadre nella ripresa, qualche buona giocata, Ronaldo ancora arrugginito, automatismi da ritrovare, sino al triplice fischio, con qualificazione juventina.

DUNQUE IL CALCO giocato è ripartito. Fino a un paio di settimane fa, tra lotte di potere e protocolli impraticabili del Comitato Scientifico, non era scontato. E non è detto che debba fermarsi, anche in caso di positività: il pressing della Figc e della Lega di Serie A ha portato dividendi, il Comitato Scientifico ha stabilito che la quarantena riguarderà il diretto interessato e non l’intera squadra. Insomma, viene applicato il modello della Bundesliga. La mattina della prima partita successiva al rilevamento di un positivo nel gruppo squadra (calciatore o collaboratore che sia), a tutti gli altri sarà fatto un tampone dall’esito rapido, di modo da riscontrare eventuali altre contagi. I test andranno eseguiti almeno quattro ore prima di scendere in campo, di modo da poter ottenere i risultati per tempo. Un passaggio fondamentale, che con ogni probabilità eviterà il ricorso a formule mai proposte, come i playoff/playout e l’algoritmo intelligente per definire la classifica finale.