È il primo a rendere pubblico il suo orientamento sessuale mentre è ancora in attività, ogni giorno a contatto con uno spogliatoio, con gli avversari. Josh Cavallo era sino a ieri uno sconosciuto difensore dell’Adelaide United, club della massima serie australiana, la A-League Men. «Sono un calciatore, sono gay» è l’intro di un video di circa due minuti pubblicato sul suo profilo Instagram. La sua omosessualità viene dichiarata anche in un testo diviso in più parti su Twitter. Cavallo spiega di essersi sempre nascosto, vergognandosi di non vivere appieno la sua sessualità. Un sogno nascosto per continuare a giocare a calcio, l’altro sogno della sua vita. «Tutto ciò che volevo era giocare a calcio ed essere trattato come gli altri», ha scritto Cavallo, che ha concluso così: «Vorrei ispirare e mostrare che va bene essere sé stessi e giocare a calcio, che va bene essere gay e fare il calciatore. Non siate spaventati, siate voi stessi. Io sono felice di far conoscere il vero Josh Cavallo».

L’endorsement nei confronti del calciatore australiano è stato universale, una specie di onda mediatica via social, dalla federcalcio australiana a Gerard Piqué, difensore del Barcellona, poi diversi club europei, italiani. Insomma, sostegno pieno al primo coming out di un calciatore ancora in campo. Negli anni scorsi, solo dopo il ritiro si è esposto l’ex calciatore della Lazio Thomas Hitzlsperger. Nella Major League Soccer c’è stata l’uscita pubblica, anche in questo caso dopo la fine della carriera agonistica, di Robbie Rogers, dei Los Angeles Galaxy, con la storia della sua omosessualità nascosta sulla copertina di Sports Illustrated. Cavallo forse apre la strada, un passo importante, in un paese con una sensibilità sviluppata sul tema: da qualche mese non esiste più la Woman League, bensì la A-League Women, stesso nome sia per il torneo maschile che femminile per favorire l’inclusione, l’uguaglianza di genere.

Ma la questione omosessualità nel calcio esiste, esiste in Italia, in Europa, a livello mondiale, come emerge ancora surreali interviste con calciatori, allenatori che dicono di non conoscere colleghi omosessuali. Esiste a tal punto che in Premier League c’è uno dei calciatori più famosi – ovviamente nell’anonimato – che ha rivelato a uno psicologo di essere omosessuale ma di non voler esporsi, temendo la reazione di tifosi e avversari. «Nel 2021 dovrei essere libero di dire a tutti chi sono, ma molti tifosi sugli spalti sono ancora convinti di essere negli anni ’80. Voglio aprirmi con le persone, perché è ciò che sono e ne sono orgoglioso, ma la verità è che sarò crocifisso, se lo faccio)». L’atleta senza nome ha aggiunto di essere pieno di dubbi su come gli altri lo vedono e su quello che possono pensare di lui. «Quando gioco, mi sento come se i tifosi possano indovinarlo e giudicarmi oppure mi chiedo se lo possano capire dagli abiti che indosso fuori dal campo. Questo ha avuto un effetto terribile su di me a livello mentale, è terrificante».