Era impossibile che l’immaginario creativo degli autori americani non avesse ancora pensato di attingere, per dare linfa alle sceneggiature, al padre maledetto di tutte le creature della notte: il conte Dracula. Detto fatto. Padre putativo di tutti i vampiri e vampiretti che popolano le serie per adolescenti inquieti, da True Blood ai The Vampire Diaries (figli del rinnovato interesse verso le creature della notte successivo all’esplosione al botteghino della saga di Twilight), ecco che il conte dagli aguzzi canini creato dal genio di Bram Stoker diventa protagonista di una serie che farà il suo esordio sui teleschermi americani il 25 ottobre prossimo.

A rivestire i panni del più celebre succhiasangue della storia della letteratura romanzesca è stato chiamato Jonathan Rhys Meyers, che in quanto a personaggi borderline (in tv quattro stagioni nel ruolo di Enrico VIII nei Tudors, gentleman dal cuore di ghiaccio al cinema in Match Point di Allen) non manca certo di esperienza. Nella finzione televisiva, la demoniaca creatura si fa chiamare Alexander Grayson. Bello e fascinoso, nell’Inghilterra putibonda (e proprio per questo tentatrice…) vittoriana si finge imprenditore americano interessato a portare la luce elettrica (colpo di genio degli sceneggiatori) a Londra.

Il conte tentatore in cerca di vittime sulla sua strada troverà – guarda un po’ – una bellissima giovane (Jessica Degow) del tutto identica alla mai dimenticata Mina… Prodotta dal network Nbc, che ne ha commissionato dieci episodi per la prima stagione, la serie è stata girata per gli esterni nella città vecchia di Budapest. Tra vicoli bui e interni sontuosi, le gesta del «re dei vampiri» non lasceranno spazio all’immaginazione, come mostrano i primi teaser mandati in onda per lanciare il serial. Teste e arti spezzati dalla furia del mostro, corpi virginali squarciati senza pietà e flotti di sangue a go-go, in un horror drama dalle tinte decisamente splatter.

Ma la madre – in qualche modo – di tutta la serialità vampiresca è senza dubbio Dark Shadows. 1225 puntate da 30 minuti l’una andate in onda su Abc dal 1966 al 1971, è la soap opera ideata da Dan Curtis e ricreata su grande schermo da Tim Burton lo scorso anno con un favoloso Johnny Depp, frutto spurio e proprio per questo appassionante nel daytime americano, dove l’anomala famiglia Collins e i suoi segreti si «scontrano» con la normalità degli Spaulding e dei Chamberlain che popolano le più convenzionali Guiding light (Sentieri) e General hospital. Eppure all’inizio la soap non presentava elementi soprannaturali. Il colpo di genio di Curtis e del suo team di sceneggiatori – a sei mesi dalla prima puntata – fu di inserire fantasmi e spettri e soprattutto rendere punto focale delle vicende il «non morto» Barnabas Collins.

Jonathan Frid, l’attore che incarnava il vampiro (morto un anno fa), spiegava il successo del personaggio nell’assoluta normalità del mostro: «Nella realtà tutti siamo dei mostri, o lo siamo stati in un certo momento della nostra vita». Un diluvio di lupi mannari, streghe, stregoni, morti che resuscitano, viaggi nel tempo e universi paralleli, che fecero la fortuna vent’anni dopo la chiusura di Ds anche di Days of our lives, fra le quattro soap sopravvissute alla crisi mortale del genere negli Usa. Due mesi di trame horror e personaggi, calati nel soprannaturale, garantirono ascolti altissimi.