Nella sua prima silloge, del 1977, Sciarra amara, Jolanda Insana, messinese ma romana di adozione (si trasferisce nella capitale nel 1968 e vi muore nel 2016), ferma sulla carta una delle sue espressioni più note. Non è un caso che il volume ora dedicatole da Gianfranco Ferraro e Giuseppe Lo Castro si intitoli proprio così, Pupara sono (Falco editore, pp. 368, euro 15), perché interna a quella affermazione si trova la sua anima siciliana lussureggiante e un’ineguagliabile ironia caustica sull’umana sorte. PROSEGUENDO lungo quel frammento, è la stessa Insana che indaga l’oscillazione intorno cui larga parte della sua architettura poetica...