Arrivare a 90 anni ed essere un compositore fra i più popolari nel mondo non è cosa da tutti. Infatti John Williams è probabilmente l’autore delle musiche di film americani di maggior successo e di maggior popolarità. Non è un caso che la sua longeva collaborazione con Steven Spielberg suggelli questa presenza nel mondo sonoro del cinema.

Ma non solo, Williams ha legato la sua firma a registi e a film altrettanto popolari come John Guillermin e il suo Inferno di cristallo, o a George Lucas e la sua saga di Star Wars. Per non parlare del primo Superman, quello di Richard Donner o Nato il quattro Luglio di Oliver Stone e meglio Jfk, un film dove la ritmica scritta da Williams è determinante per il contesto intero. Non solo, Williams come tutti i compositori delle factory americane diventa e studia per essere un ottimo arrangiatore e direttore delle sue stesse musiche. E in questo porta con sé una parte d’Italia.

INFLUENZE ITALIANE

Williams è stato per lungo tempo allievo di un grande e spesso dimenticato compositore italiano Mario Castelnuovo Tedesco. Costui dovette emigrare negli States durante gli anni della guerra e del nazismo per sfuggire alle leggi razziali di Mussolini. Castelnuovo Tedesco come tanti decise di affidarsi ad Arturo Toscanini che lo accolse a braccia aperte.

Da tempo Toscanini aveva lasciato la sua nazione per i contrasti con i fascisti e si stabilì in California e non fece mancare il suo aiuto agli italiani. Castelnuovo Tedesco fu indispensabile per gli americani che come fecero con tanti europei disperatamente emigrati, venne assoldato non solo per scrivere partiture cinematografiche ma soprattutto per insegnare come comporre per le immagini. Sono infatti stati compositori europei a creare le factory del sound cinematografico.

Castelnuovo Tedesco non fu solo docente di composizione cinematografica e in generale espertissimo nel muovere le parti armoniche, ma ebbe oltre a Williams allievi come Henry Mancini, Jerry Goldsmith, Nelson Riddle e Andrè Previn. Insomma Williams era in buona compagnia e lui forse più degli altri apprese le modalità di scrittura degli italiani come Rota e soprattutto come Morricone. Non per niente Williams fu devoto a Nino Rota, lo considerava uno dei più geniali compositori per il cinema. Fu tra coloro che lo spinsero ad arrivare in America e ad insegnare il suo metodo di scrittura. Ma la cosa non ebbe seguito poiché Rota non amava viaggiare in aereo.

Con Ennio Morricone ebbe un rapporto più diretto. Molto del modo di comporre del collega romano gli è stato utile soprattutto per quell’idea di tema, di invenzione di una linea riconoscibile, certamente più pop. D’altronde l’uso del pedale così come in Williams che in Morricone fu parte essenziale ed indelebile della modalità creativa. Geniale certo. Ma prima di tutti ci fu Bach e la musica del Seicento veneziano. Williams è sempre stato riconoscente al genio italico tant’è che quando Morricone ritirò il vero Oscar vinto per il film di Tarantino The Hateful Eight Williams era nello stesso palco del suo collega e fu sincero il piacere quando venne annunciata la vittoria dell’ambita statuetta.

BINOMI

È certo che con Steven Spielberg Williams riesce a creare la propria poetica legatissima alla dimensione profonda dell’umano. Infatti aderisce facilmente all’idea del regista e inizia a creare delle partiture che oltre ad essere assolutamente cantabili diventano un tutt’uno con lo score e questo è necessario per il successo globale. Già da Sugarland Express del 1974 si capisce che l’intesa fra i due è necessaria, indispensabile insomma, tant’è che ne Lo squalo dell’anno dopo il topos messo in campo da Williams caratterizza incredibilmente l’andamento della storia e il famosissimo basso che ritmicamente avverte del pericolo dell’avvento dello squalo rimarrà nella memoria comune.

Ma Williams sapeva bene che quell’idea di pathos sinfonico veniva da un altro importante compositore europeo, Bernard Hermann, che aveva così caratterizzato il sound tensivo del cinema americano che inspirò le generazioni successive, fra cui quella di Williams. La caratterizzazione della pulsione ritmica viene direttamente dalla scena della doccia di Psycho di Hitchcock dove ciò che terrorizza è proprio quel pathos sinfonico degli archi in posizione alta sulle corde che stridono in un terrore imminente. Ma è con il primo film della serie di Indiana Jones che la logica musicale si espande. Infatti già dalla mitica marcia de I predatori dell’arca perduta si capisce che la narrazione sarà assolutamente realistica e umana. Le marce poi piacciono agli americani e questo Williams lo sa, ha tanto studiato i lavori di Sousa e già in quell’incredibile capolavoro che è 1941 Allarme ad Hollywood proprio la stramba marcia caratterizza la narrazione sonora del film. Incredibile. Lo stesso succederà con il sodale di Spielberg, George Lucas che per produrre il primo capitolo di Guerre Stellari, l’impero colpisce ancora, non esita assolutamente ad affidare a Williams lo score orchestrale e proprio dall’incipit sui titoli di testa che scorrono a scomparsa, la marcia simil wagneriana diventerà il vero marchio di fabbrica del film, così come ad esempio lo sarà il logo.

E poi nel 1982 arriva il più pop dei film di Williams E.T. con il tema che è talmente trascinante che il pupazzo creato da Rambaldi vive proprio sulle note del compositore statunitense. Questo farà del nostro un simbolo insostituibile della concretezza americana. Arrivano poi The River, i due Mamma ho perso l’aereo (dove rielabora alla perfezione temi natalizi), Cuori ribelli, Sleepers, Le ceneri di Angela, i primi tre Harry Potter.

Negli ultimi anni ha ridotto l’attività compositiva per dedicarsi alla direzione delle sue musiche, tant’è che l’etichetta gialla della musica classica, la Deutsche Grammophon, ha realizzato un lussuoso doppio cd, The Berlin Concert, preceduto da The Vienna Concert e Gustavo Dudamel sempre per la DG aveva realizzato un cd con le sue musiche a capo della Los Angeles Philharmonic. Questo per sottolineare quanto sia importante per il mondo classico la musica di Williams, tant’è che Yo-Yo Ma aveva inciso le sue musiche (cosa che aveva fatto anche per Morricone) così come i due cd che realizza Itzhak Perlman (nel secondo anche musiche di grandi compositori dell’epoca d’oro del cinema americano).

Notevole è quindi la discografia di Williams, discretamente reperibile. Negli ultimi anni realizza alcune tra le cose più belle per Spielberg iniziando da L’impero del Sole e Always per approdare a due capolavori assoluti come Schindler’s List e Salvate il soldato Ryan dove la sua scrittura della malinconia umana viene espressa attraverso temi di struggente bellezza. Seguono titoli non meno belli come A.I., Minority Report, The Terminal, Lincoln, The Post.

Riprende anche a scrivere le musiche per gli ultimi capitoli di Guerre Stellari: Il risveglio della forza, Gli ultimi Jedi, L’ascesa di Skywalker e la serie Obi-Wan Kenobi. In America diverse le iniziative legate anche all’orchestra da lui diretta, la Boston Pops Orchestra (ne è stato per anni il direttore principale) o il disco inciso da Anne Sophie Mutter di prossima pubblicazione sempre per la DG con l’interpretazione del Concerto per violino e orchestra (la stessa aveva inciso nel 2019 un disco con musiche da film di Williams dal titolo Across the Stars, sempre per la DG). Insomma giusti tributi a colui che ha inventato lo human sound che rimarrà indelebile nella memoria collettiva. Il 19 giugno infine sarà alla Scala di Milano.