«In questo momento siamo una rappresentazione fisica del nostro pensiero, della nostra idea condivisa per cui le vite dei neri sono importanti – Black lives matter», ha detto John Boyega, attore londinese, alla manifestazione nella capitale inglese mercoledì scorso, di solidarietà e fratellanza con quelle che si svolgono quotidianamente in tutti gli Stati Uniti e contro il razzismo endemico anche nella società del Regno Unito. Reso famoso dal suo ruolo nella nuova saga di Guerre stellari, Boyega ha aggiunto, rivolto alla folla: «Vi parlo dal profondo del cuore. Non so se avrò una carriera dopo questo, ma che si fotta la carriera».

LE SUE PAROLE commosse – «Ogni persona nera qui presente non può scordare le volte in cui un’altra persona gli ha ricordato il proprio colore. Ho bisogno che capiate quanto questa merda sia dolorosa. Dovete capire quanto sia doloroso dover ricordare tutti i giorni quanto la propria razza non conti niente» – sono invece state seguite ieri da decine di manifestazioni di solidarietà nell’industria dello spettacolo. Fra i tanti anche la Lucasfilm, casa di produzione di Guerre stellari, ora parte di Disney: «Lucasfilm sta con John Boyega e con il suo messaggio. Le vite dei neri sono sempre state importanti, hanno sempre contato – recita il comunicato pubblicato sull’account Twitter di Star Wars, che echeggia le stesse parole dell’attore alla manifestazione – Il male rappresentato dal razzismo deve finire. Ci impegneremo a far parte del cambiamento da lungo atteso in questo mondo. John Boyega, sei tu il nostro eroe». E a manifestare solidarietà all’attore anche Jordan Peele – regista di Get Out – Guillermo del Toro ( La forma dell’acqua) e Edgar Wright, autore di Baby Driver.

Classe 1992, Boyega ha debuttato nel 2011 con Attack the Block di Joe Cornish, un piccolo film di fantascienza in cui una gang di ragazzi londinesi difende il proprio quartiere da un’invasione aliena nell’East End. In Detroit di Kathryn Bigelow, che racconta i riot del 1967 nella città del Michigan e il successivo omicidio di tre teenager afroamericani da parte della polizia, interpreta il difficile ruolo della guardia giurata che collabora con le forze di polizia.

INSIEME alla folla che mercoledì ha marciato verso la residenza di Boris Johnson al numero 10 di Downing Street, l’attore ha anche intonato dei cori che chiedevano giustizia per Belly Mujinga, controllora ferroviaria morta di Coronavirus dopo che un uomo le aveva sputato addosso a Victoria Station (la polizia aveva escluso che fosse stata quella la causa del contagio). «Oggi siamo qui – ha aggiunto – per delle persone innocenti, nel fiore degli anni. Non sappiamo cosa George Floyd avrebbe realizzato, o cosa avrebbe fatto Sandra Bland (una donna trovata morta nel 2015 nella sua cella in Texas, ndr). Ma oggi faremo in modo che questo non sia un pensiero sconosciuto per i più giovani».