Il bello della musica contemporanea radicale è che può benissimo stare nel territorio jazz (ovviamente free e ultra free) e nel territorio sciaguratamente definito «dotto». Così la scomparsa dei territori delimitati, visti non come campi aperti per il vivere, sperimentare, sovvertire, godere ma come spazi chiusi dove l’oppressione è la sola nota dominante, diventa realtà pulsante. Ormai è storia vera quella di opere musicali in cui le inflessioni delle avanguardie jazz e delle avanguardie «dotte» si confondono, sono un’unica cosa, anzi. Ascoltare Joëlle Léandre in proposito. Questa splendida settantunenne, regina del contrabbasso e di certi vocalizzi dirompenti/straniti, ha cominciato la...