Sottosegretario Graziano Delrio, aprite uno spazio di mediazione sul jobs act?
La mediazione è sempre un esercizio utile quando non compromette il risultato. Noi abbiamo la necessità di partire con la riforma del mercato del lavoro all’inizio dell’anno. Quindi bisogna correre moltissimo. Qualsiasi elaborazione che avvenga nel legittimo dialogo fra parlamento e governo deve avvenire in tempi ristrettissimi.

Il primo gennaio 2015 deve essere approvata la legge delega, o puntate anche ai primi decreti?

Pensiamo anche di approvare di corsa i primi decreti, per esempio quelli che accompagnano la facilitazione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.

E con questi tempi c’è la possibilità di far tornare il testo al senato, e cioè concedere di farlo emendare alla camera?

In teoria sì. In pratica i tempi sono molto stretti. Ma se resta ferma la partenza della riforma il primo gennaio, il presidente Renzi non si è mai dichiarato contrario.

Su cosa siete disponibili a mediare? Inserirete nella legge delega l’ordine del giorno del Pd sui licenziamenti disciplinari?

In queste ore c’è un dibattito in commissione, l’eventuale spazio di mediazione, se ci sarà, sarà oggetto di quella discussione. Per noi il quadro della legge è già molto soddisfacente. Che sia stata anticipata la legge di stabilità e la via preferenziale per il contratto a tempo indeterminato è una novità che si attendeva da tempo. Lo sgravio dell’Irap parla da solo del fatto che investiamo sul superamento della precarietà anarchica che ha dominato il mercato del lavoro fin qui. È una scelta forte superare la precarietà, e vogliamo partire con le carte in regola perché queste scelte forti siano da subito realtà. Ma lo spazio di dibattito è affidato al loro lavoro.

Ma precarietà è anche precarizzare il lavoro stabile, indebolendo le tutele.

So che questo passaggio sull’art.18 preoccupa molto.

Questa riforma, vista complessivamente, aumenta le tutele e i diritti.

Il reintegro resta per i licenziamenti per discriminazione e per quelli disciplinari illegittimi, tipizzato in maniera forte. E l’indennizzo monetario è molto superiore a quello di altri paesi considerati protettivi, per esempio la Francia. Con la legge Fornero il reintegro era già stato limitato a pochi casi. Oggi non togliamo tutele ma diamo certezze alle imprese sui costi che dovranno sopportare. Ma in ogni caso, ripeto, questa misura va vista insieme alla regolarizzazione di un sistema di protezione sociale, con l’unione di Aspi e mini Aspi aprendo ai collaboratori: un sussidio maggiore e di durata più lunga. L’equilibrio del jobs act è quello di una vera riforma socialdemocratica, molto più vicina a un sistema del nord Europa che al sistema americano. Non dimentichiamo che nella riforma c’è anche il compenso minimo.

I sindacati non la pensano così. In più sono allarmati perché i soldi che avete destinato ai nuovi ammortizzatori sono chiaramente insufficienti.

Il governo è cosciente, e se vi sarà bisogno di più risorse quelle risorse andranno sicuramente trovate. Ad oggi prevediamo risparmi dal superamento dell’uso distorto della cassa in deroga che spesso si fa in molte regioni.

Lo scontro fra governo e Cgil è ormai durissimo, oggi un dirigente sindacale ha detto: ’faremo opposizione brutale’ al jobs act.

Parlo da uomo di sinistra che non si vergogna di definirsi tale. Se le misure che favoriscono il contratto a tempo indeterminato, il compenso minimo, l’assegno universale di disoccupazione, se l’agenzia unica del lavoro sono cose su cui bisogna immolarsi allora non ho capito niente delle lotte che il sindacato e la sinistra ha fatto in questi anni.

Perché un uomo di sinistra è favorevole a che un imprenditore licenzi un lavoratore senza una giusta causa?

Gli imprenditori non avranno la scusa per licenziare più facilmente. Ma avranno più certezze di non passare mesi da un giudice all’altro.

Perché dal giudice non si andrà più.

Ci andrà l’imprenditore che sbaglia, che accusa ingiustamente un lavoratore di furto, o lo discrimina.

C’è un disegno per spaccare il paese, come dice Renzi? C’è un complotto contro il governo?

In un momento di così grande difficoltà delle persone, delle famiglie, bisognerebbe trovare tutti le parole che cercano obiettivi comuni. Poi, possiamo avere opinioni diverse su cosa fare, ma il paese non ha bisogno di parole forti in questo momento. Ha bisogno di verità. E allora diciamoci la verità, semplificare il lavoro non è facile, ma non esasperiamo il conflitto. Noi non stiamo cercando il conflitto sociale.

Non è forte dire che c’è un disegno per spaccare il paese?

Certo, sono parole forti. Ma l’accusa che stiamo cercando di dividere il paese e fomentare la rivolta non l’abbiamo fatta per primi noi. Il governo ha chiesto di discutere, discussione, il senato in commissione ha fatto un ottimo lavoro di dialogo nel merito. Nessuno esasperi i toni.

Oggi avete posto la vostra 25esima fiducia. Non è precisamente un sintomo di dialogo con il parlamento.

La fiducia dipende dal fatto che gli iter sono lunghi e complicati. Non è un esercizio di autoritarismo.

A proposito di chi fomenta, Gazebo, il programma di Raitre, ha smentito la ricostruzione che Alfano ha fatto alla camera sulle manganellate agli operai di Terni. Il governo che farà?

Noi non abbiamo mai ordinato, e mai lo faremmo, di alzare i manganelli contro i lavoratori. Il governo farà chiarezza sulle responsabilità. Ma il ministro Alfano non merita la sfiducia: non ha dato nessun ordine politico di esasperare la piazza.

E se Alfano avesse mentito al parlamento il governo se lo tiene?

Garantiamo la massima trasparenza. Quelle manganellate hanno fatto male a noi e al paese, non solo a chi ha preso le botte.

Bankitalia vi critica: il Tfr in busta paga metterà a rischio le pensioni.

Bankitalia è lì apposta per fare valutazioni. Lo prendiamo per quello che è: un suggerimento.

Il vostro principale interlocutore del patto del Nazareno, Denis Verdini, è stato rinviato a giudizio. Garantismo a parte, non vi imbarazza?

Il patto del Nazareno si basa sulla collaborazione fra opposizione e maggioranza per le riforme costituzionali. Gli accordi sono sotto gli occhi di tutti. Noi non collaboriamo con Verdini, ci rivolgiamo a tutte le opposizioni, dai grillini a Sel a Forza Italia. Chi risponde all’appello è il benvenuto