«Riscoperta» nel 2017 – grazie al restauro di tre dei suoi film, effettuato dalla Cohen Collection- Joan Micklin Silver è oggi considerata una delle protagoniste nascoste della rivoluzione del cinema americano degli anni settanta. Come George Romero e Robert Altman, che iniziarono con la pubblicità e il documentario industriale, la regista di Hester Street e Dall’altro lato della strada (Crossing Delancey) – mancata giovedì, a ottantacinque anni – era arrivata al lungometraggio per una via obliqua, scrivendo una serie di film educativi per l’Enciclopedia Britannica e la Learning Corporation of America e imparando i segreti della macchina da presa grazie a una dieta di programmi del Museum of Modern Art.

«RIUSCIVO a trovare lavoro come sceneggiatrice ma nessuno mi dava una chance dietro alla macchina da presa – mentre allo stesso tempo giovani filmmaker uomini passavano alla regia automaticamente», ricordava Silver in un’intervista realizzata per la Directors Guild qualche anno fa. Fu con l’aiuto di suo marito, l’imprenditore immobiliare newyorkese Raphael Silver, che riuscì a realizzare il suo primo lungometraggio, Hester Street, in bianco e nero, parlato quasi interamente in Yiddish, ispirato dal romanzo breve di Abraham Cahan (di cui però Micklin Silver capovolse la prospettiva, portandola al femminile) su una giovane coppia di immigrati dell’Europa dell’Est (come i suoi genitori) nella Manhattan del 1890. «Abbiamo mandato il film a tutti ma nessuno voleva distribuirlo. L’unica offerta che ho avuto era quella di farlo circolare nel circuito delle sinagoghe, in 16mm. Ma io ero convinta che meritasse la sala».

SEMPRE con l’aiuto di Raphael riuscì a portare il film al marché di Cannes e a venderlo in alcuni mercati esteri. In Usa furono i Silver stessi a finanziare la distribuzione, nell’ottobre 1975. Nella sorpresa generale, Hester Street incassò oltre 5 milioni di dollari (ne era costato 370.000) e Carol Kane, la coprotagonista, ricevette una nomination all’Oscar. Fu indipendente anche il film successivo, Between The Lines (1977), un antesignano del Grande freddo, con Jeff Goldblum e Lindsay Crouse che vinse il premio della Los Angeles Film Critics Association.

MENO FORTUNATA la sua prima esperienza con uno studio, la United Artists, che la chiamò per l’adattamento del romanzo di Ann Beattie, Chilly Scenes of Winter, per poi distribuirlo con un nuovo titolo, un finale edulcorato e un poster inguardabile. Il risultato fu catastrofico, ci vollero 3 anni perché il cut originale venisse restaurato e messo in circolazione, e Micklin Silver, pur lavorando per la tv via cavo, non ebbe l’opportunità di dirigere un altro lungo fino a Crossing Delancey, un’altra storia d’amore nel Lower East newyorkese, dieci anni dopo.