Alle elezioni olandesi il Groenlinks (sinistra verde) ha ottenuto 14 seggi sui 150 disponibili. Per il partito nato nel 1989 dall’unione di altre quattro forze, il comunista Cpn, il social-pacifista Psn e i cristiano progressisti Ppr e Evp, è il migliore risultato di sempre, riuscendo a ottenere 10 seggi in più rispetto alla debacle delle elezioni del 2012.

Ne abbiamo parlato con Rutger Groot Wassink, capogruppo al consiglio comunale di Amsterdam del Groenlinks, che nella capitale è diventato il primo partito (19,3%), superando i liberali progressisti di D66 e i liberali conservatori di Vvd e attraendo i delusi del socialdemocratico PvdA, precipitato all’8,4% dal 35%.

Come commenta il risultato elettorale?

Sono felice per il mio partito che ha conquistato il suo miglior risultato, ottenendo 14 seggi e sfiorando il 10% dei voti su scala nazionale. Allo stesso tempo sono veramente preoccupato per lo stato della sinistra nei Paesi Bassi: in totale, i vari partiti della sinistra, dal Groenlinks al Partito per gli Animali (PvdD), hanno 45 seggi sui 150 disponibili. Ciò dimostra che le elezioni le hanno vinte i partiti della destra anche se, fortunatamente, il partito di Wilders (Pvv) non è diventato il primo. Le condizioni della sinistra olandese, però, mi preoccupano molto.

Il Groenlinks è il partito che ha avuto la crescita maggiore tra queste elezioni e le precedenti del 2012. Come si spiega questo exploit?

Una delle motivazioni principali è la visione ottimista che portiamo avanti: noi guardiamo all’Europa e al mondo in modo molto aperto e accogliente. Siamo stati chiari sul fatto che bisogna aiutare e accogliere i rifugiati e che bisogna puntare sulle energie sostenibili. I toni anche idealisti del nostro programma sono riusciti a attirare, soprattutto, quella parte di elettorato con alti livelli di scolarizzazione che riesce a comprendere come il cambiamento sia ormai diventato una necessità.

La visione ottimista, aperta e accogliente della società del Groenlinks ha trovato una perfetta rappresentazione in Jesse Klaver, il leader giovane e dal background meticcio che è stato salutato come il Tradeau o l’Obama europeo. Quanto ha contato una personalità come la sua nel successo del Groenlinks?

Il suo profilo idealista, ottimista e radicale è riuscito a attrarre molte persone. Tenendo insieme un programma ambizioso, un leader giovane, visto come un personaggio esterno alle reti tradizionali, e una campagna nuova, condotta dal basso e sui social, siamo riusciti a conquistare il voto di tanti, giovani ma non solo.

Ad Amsterdam il Groenlinks è diventato il primo partito, passando dal 5% al 19%. Pensa che ci saranno conseguenze sulla vita politica della capitale dove continuate a essere all’opposizione?

A livello nazionale il progressista D66 è migliorato, risultando primo partito in città come Groningen al nord e Utrecht, ma a Amsterdam, dove governa, è successo il contrario. Insieme al carisma di Klaver, la nostra opposizione contro fenomeni come l’inarrestabile gentrificazione di questa città ha portato molti amsterdammers a scegliere di votare per il Groenlinks.

Ora c’è il rebus sul nuovo governo. Quale obbiettivo vi ponete?

La situazione è chiara: la destra ha vinto e la sinistra si è indebolita in queste elezioni. Parteciperemo, dunque, alle consultazioni ma sarà veramente difficile che alla fine si trovi un accordo che porti il Groenlinks al governo. Fare politica significa anche rimanere fedeli alle proprie idee e in un governo a guida Vvd sarebbe veramente complicato.