Immaginifica, la stampa americana li ribattezzò The Career Girls Murders, «Gli omicidi delle ragazze in carriera»: la trovata bastò a concentrare sul caso gli occhi di tutto il paese. Emily Hoffert e Janice Wylie erano due tra le tante ragazze arrivate a New York in cerca di lavoro, con sogni e ambizioni che alle loro mamme erano stati negati. Janice, figlia e nipote di scrittori, lavorava come ricercatrice a Newsweek, Emily avrebbe dovuto cominciare a fare l’insegnante in autunno. Furono accoltellate nell’appartamento dell’Upper West Side che dividevano con una terza «ragazza in carriera», il 28 agosto 1963. L’assassino le aveva legate l’una all’altra ma solo Janice era nuda ed era stata stuprata.

Poche ore prima, a Washington, Martin Luther King aveva tenuto il suo discorso più famoso: «I Have a Dream». La coincidenza suonò misteriosamente significativa, e accrebbe l’interesse morboso per gli omicidi. Le ragazze assassinate diventarono le fidanzate compiante d’America.

Tredici anni dopo, il 12 febbraio 1976, Sal Mineo, attore omosessuale, fu assassinato con un solo fatale colpo di coltello in un vicolo dietro il suo appartamento in Sunset Strip, Hollywood. Aveva trentasette anni ed era ormai quasi dimenticato ma negli anni Cinquanta era stato un divo, il volto cinematografico dell’adolescenza tormentata, coprotagonista di Gioventù bruciata con James Dean e di Exodus con Paul Newman. La morte brutale gli restituì per un attimo le luci della ribalta.

Nel gennaio scorso James Ellroy ha pubblicato sull’Hollywood Reporter una lunga ricostruzione dell’omicidio Mineo, Clash By Night, dopo essersi immerso per due settimane nell’Ufficio dello sceriffo di Los Angeles, riesaminando insieme all’ex detective Glynn Martin, con il quale aveva già scritto il bellissimo Un anno al vetriolo. Lapd 1953, tutte le carte dell’inchiesta. Tranne quelle scomparse nel frattempo, come le fotografie della scena del crimine. Einaudi pubblica tempestivamente il testo, insieme a Buzz M for Murders, il racconto-verità sui «Career Girls Murders» uscito nel 2017 da Vanity Fair: Cronaca Nera (traduzione di Alfredo Colitto, Stile Libero, pp.104, e 12.00) mostra un Ellroy solo in apparenza minore. I racconti sono, al contrario, due diamanti, piccoli ma perfetti, nei quali l’autore del LA Quartet e della Underwold Usa Trilogy mantiene in equilibrio magico le sue diverse anime, quella noire abituata a scrutare nelle tenebre dell’anima e in quelle della metropoli, e l’anima dello storico del crimine nell’America della seconda metà del XX secolo.

Per una rapina da due soldi
La rivisitazione dell’omicidio di Mineo, scritto dal punto di vista dei poliziotti che si occuparono del caso, è un pezzo di giornalismo magistrale, la rievocazione di un crimine e del percorso tortuoso non per identificare il colpevole, denunciato dalla moglie, ma per inchiodarlo nonostante le scarne prove a disposizione. L’autore non si limita a raccontare i fatti, trasforma invece la vicenda in una parabola che stordisce per lo scarto tra la scintillante carriera del giovane attore negli anni Cinquanta, il suo mesto declino e la banale futilità della sua uccisione a opera di un balordo. In una rapina da due soldi, in un vicolo buio.

Il caso delle «ragazze in carriera» non richiedeva ricerche: avevano già provveduto, nel 1969, due giornalisti sul cui libro inchiesta, The Victims, Ellroy si è basato. Il delitto era già entrato nella storia e ha inciso a fondo sulle garanzie per i sospettati negli Stati Uniti. Venne infatti accusato un piccolo malavitoso, George Whitmore jr., e finì pure per confessare; era invece innocente, come si scoprì quando il vero colpevole venne casualmente identificato. La legge Miranda, che impone di chiarire ai sospettati diritti e rischi, fu varata proprio sull’onda di quella bruttissima storia.

Ellroy si identifica di nuovo con gli investigatori. Fa propria la loro urgenza, mette a fuoco non solo le pressioni dall’alto ma anche la morbosa relazione emotiva che intrattengono con le vittime e che li spinge a cercare una impossibile riparazione. Indaga, ma non sugli omicidi: sulle radici emotive e psicologiche di un clamoroso errore giudiziario. All’incrocio tra racconto e giornalismo, questi due testi riassumono alla perfezione le fonti della intera narrativa di Ellroy.