Guardare. Ascoltare. Prestare attenzione: «Siate vigili, in sintonia, pazienti. Ascoltate i vostri sensi, affinateli, potenziateli. Concentratevi nel momento». È da qui che inizia il lavoro di James Benning, filmmaker narratore dell’America attraverso il suo paesaggio, che film dopo film lo ascolta, lo osserva, ne esplora le fratture più invisibili, lo filma mutandone il segno iconico del mito. I suoi spazi della frontiera, ripresi nei primi anni e fino a questo millennio con la Bolex 16 mm e poi in digitale ci propongono visioni familiari, che riconosciamo perché parte di un immaginario collettivo ma da un’angolazione straniante, che nei bordi di dettagli quotidiani testimonia un conflitto.

Un’inquadratura da “The United States of America” (2022)

A Benning la prossima edizione di Cinéma di Réel – dal 22 marzo – dedica una personale he si vedrà nella rassegna in cui viene presentato anche il nuovo lavoro dell’artista, Breathless. La direttrice del festival parigino, Catherine Bizern, l’ ha organizzata secondo delle «regole» che rimandano alla struttura dei suoi film, anch’essi basati su precisi dispositivi nel tempo e nello spazio: a ogni film in pellicola sarà abbinato un film in digitale, e a ogni nuovo titolo uno del passato così da comporre una cartografia che rispecchia appunto le variazioni dell’opera.

A LUNGO docente alla Cal Arts di Los Angeles da cui è andato via qualche anno fa – «Cal Arts è diventata ormai istituzionale per via della pressione di organismi esterni che vogliono regolamentare ciò che facciamo. Non credo che nessuna scuola d’arte negli Stati Uniti si sia mobilitata per combattere le interferenze con cui si vuole regolamentare l’insegnamento dell’arte e quantificare tutto. Sono cose stupide, non si insegna l’arte in questo modo, per me è solo corporate» diceva in un’intervista a «Sight and Sound» – Benning è stato riferimento fondante per quegli artisti che lavorano sul paesaggio come «archivio» storico. Nato e cresciuto in una comunità di operai di Milwaukee, nel Wisconsin, partecipa alle battaglie per i diritti civili negli anni Sessanta.

James Benning
Ho girato di nuovo «The United States of America» con l’idea di affrontare un problema quasi irrisolvibile, che è quello degli Usa oggi Studia matematica, grazie a una borsa di studio, e realizza i primi film negli anni Settanta – Time and Half, 1972, una giornata nella vita di un operaio in fabbrica; Michigan Avenue, 1973 – con una ricerca che si situa nel solco delle avanguardie, e in particolare del cinema strutturale e che dialoga fin da principio con la cultura popolare e folk americana (ne è un esempio One Way Boogie Woogie, 1977). Il territorio che prende forma nei suoi lavori è fatto di fabbriche in abbandono, figure umane nella loro esistenza di ogni giorno, edifici spesso vuoti, bandiere che sventolano ma ciascuno di questi dettagli ha in sé qualcosa, che riguarda la storia d’America, o l’autobiografia per farsi memoria personale e collettiva.

THE UNITED States of America esprime compiutamente la modalità di lavoro dell’autore a partire da una struttura, un po’ come un pittore, che inizia dal rapporto tra il soggetto, lo spazio e il tempo. La prima versione viene realizzata in pellicola nel 1975, Benning insieme alla regista Bette Gordon (Variety; Blank City) viaggia in macchina da New York a Los Angeles documentando il loro coast to coast dal parabrezza dell’auto con una serie di brevi inquadrature in tempo reale nelle quali i luoghi cambiano davanti ai loro occhi. La radio diviene la colonna sonora, un mix di musica, notiziari, pubblicità. Nel 2022 riprende in mano il progetto, stesso titolo e uguali i riferimenti, il road movie ma anche il lavoro fatto da Robert Frank nel suo magnifico libro fotografico The Americans, con il digitale che ha sostituito la pellicola.

La redazione consiglia:
«The United States of America», l’automatismo della credenza è nella geografiaLui lo racconta così: «L’idea era quella di affrontare un problema quasi irrisolvibile, che è quello dell’America oggi. È un tipo di esercizio in cui si fallisce sempre. Volevo anche capire come ero cambiato tra quel primo lavoro e il momento in cui lo stavo rifacendo». Il secondo The United States of America è costituito da cinquanta inquadrature fisse, cinquanta «vedute» quanti gli stati che formano l’America, presentati in ordine alfabetico con l’indicazione di una località, una città o uno Stato e una ironica «sorpresa» finale.

L’intenzione, sia quando le case diventano testimonianza della prima municipalità americana governata dagli african american (Allensworth, 2023) o i materiali e gli oggetti uniscono la leggenda del baseball Henry Aaron ai diari di Arthur Bremer, l’uomo che complottò per uccidere Nixon ( American Dreams (lost and found), (1983) è sempre quella politica di liberare lo sguardo dello spettatore dai pregiudizi, dalle abitudini e dai luoghi comuni riconoscendo la soggettività di ogni esperienza.