«Quello che ci attende a Bruxelles sarà un confronto duro e importante». Il messaggio del presidente del consiglio Enrico Letta al Parlamento, in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, è in realtà rivolto soprattutto al Pdl, in sofferenza e in fibrillazione dopo la condanna di Silvio Berlusconi a 7 anni al processo Ruby. Il premier ha voluto in qualche modo rassicurare il Pdl che “batterà il pugno sul tavolo della Ue”, come aveva chiesto lo stesso Cavaliere, in modo da riportare a Roma risposte su lavoro e Iva, tema quest’ultimo su cui il partito di Berlusconi continua a insistere.
Letta ha ribadito che che l’Italia non intende tornare a sforare il tetto del 3%, ma nel contempo che ci si aspettano margini di azione più ampi dopo la chiusura della procedura di infrazione – che verrà ufficializzata proprio al vertice Ue – e dunque per il bilancio 2014. Al primo posto, per il premier, resta il «dramma» della disoccupazione giovanile, e nel suo discorso c’è una critica all’Europa, «che non dà risposte» ai cittadini e «stenta a uscire dalla recessione», senza riuscire a fugare «le ombre» che ancora si allungano sulla «tenuta» dell’euro.

La disoccupazione giovanile costa costa 153 miliardi l’anno, ed ecco allora i fronti su cui intervenire: applicazione immediata dello Youth Guarantee, il piano per dare sbocchi lavorativi ai neo laureati (che il governo farà seguire da un «pacchetto di interventi» nazionali); il potenziamento del fondo per l’occupazione giovanile, da anticipare al biennio 2014-2015. Le risorse Ue, però, restano poche. Per questo Letta insiste sui fondi strutturali: ben 55 miliardi in sette anni che per l’Italia devono essere dirottati sul lavoro giovanile e – ove possibile – scorporati dai conti pubblici.
Il «pacchetto lavoro» che verrà varato oggi si innalzerebbe da 1 miliardo a 1,3 miliardi, proprio per estendere gli incentivi anche al Centro-Nord (il miliardo era quasi tutto destinato dalla Ue al Sud, quindi il governo metterebbe di suo altri 300 milioni per le altre aree del Paese).

I tecnici del ministero starebbero lavorando a una decontribuzione per 18 mesi, destinata all’assunzione a tempo indeterminato, o alla stabilizzazione di precari, ma solo per giovani dai 18 ai 29 anni. La cifra di incentivo per ogni singolo assunto, dovrebbe aggirarsi intorno ai 650 euro lordi. Cambieranno, come previsto, i contratti a termine: dovrebbero essere ripristinati gli intervalli di tempo di 10 e 20 giorni tra un contratto e l’altro, precedenti alla riforma Fornero, e si prevederebbe la possibilità di allungare da 12 a 18 mesi il primo contratto senza indicarne la causale (ma aumenterebbe la contribuzione aggiuntiva, che passerebbe dall’1,4% all’1,6% per i 6 mesi aggiunti). Ulteriori flessibilità si lascerebbero alla contrattazione tra le parti, almeno per i due anni che ci separano dall’Expo.

Ancora, dovrebbe venir ripristinato il riconoscimento della condizione di disoccupato per redditi minimi, cancellato dal governo Monti, e insieme estese ai cocprò le norme contro le dimissioni in bianco, finora riservate ai dipendenti.
Cosa si faccia per gli over 29 (sprattutto gli over 40 e 50 estromessi dalle imprese causa crisi) e per gli esodati, resta per il momento un pesante mistero.
Infine il nodo Iva, che ieri ha visto scontrarsi pezzi di maggioranza, soprattutto Pd e Pdl: il partito guidato da Guglielmo Epifani vorrebbe per ora solo sospendere l’aumento (dal 21% al 22%, previsto per il primo luglio), e rinviarlo di tre mesi. Ma il Pdl, con Renato Brunetta, ieri è tornato a puntare i piedi, minacciando addirittura che «la maggioranza non c’è più» in caso non si riesca a ottenere l’annullamento.

Il provvedimento verrà tenuto oggi aperto fino all’ultimo momento, nel tentativo di trovare le risorse. Il rinvio di tre mesi permetterebbe tra l’altro di utilizzare i margini sul bilancio 2014 che si apriranno con la fine della procedura di infrazione Ue. Il premier Letta ieri ha dato parere favorevole a una risoluzione della Lega che impegna il governo «a verificare in sede europeo la compatibilità di un intervento d’urgenza per la sospensione dell’aumento dell’Iva».