Niente limiti all’attività di lobbying per chi è stato al governo. Forza Italia e Italia viva insistono con la posizione tenuta martedì in commissione con la quale avevano mandato sotto il governo una volta nel corso delle votazioni degli emendamenti sul disegno di legge che istituisce il «Registro pubblico per la trasparenza dell’attività di relazione per la rappresentanza di interessi». La norma che vieta all’ex premier e agli ex ministri di fare i lobbisti è poi passata, in una versione più sorvegliata rispetto alla proposta iniziale della relatrice 5 Stelle. È stato approvato malgrado il voto contrario di Iv e di tutto il centrodestra l’emendamento dei deputati Fornaro e Ceccanti che ha introdotto uno stop limitato: un anno al termine del mandato invece dei tre proposti dai 5 Stelle (stesso limite per i presidenti di regione e gli assessori). Mentre ai parlamentari e agli amministratori locali delle città capoluogo l’attività di lobbying è impedita solo durante l’esercizio del mandato. Questo l’esito della seduta, tempestosa, di martedì. Ma ieri anche questo è stato messo in discussione.

È infatti andata male la (seconda) riunione di maggioranza che sarebbe dovuta servire ad assicurare l’approdo in aula della legge sulle lobby. Primi sostenitori i 5 Stelle, poi affiancati da altri disegni di legge di Pd e Iv. A questo punto la strada della proposta è tutta in salita, intanto è saltata la seduta della commissione affari costituzionali della camera che oggi avrebbe dovuto licenziare il testo per l’aula. Ma anche se e quando in aula ci si arriverà, Forza Italia e Iv hanno già annunciato l’intenzione di presentare un emendamento soppressivo del limite imposto agli ex componenti del governo.

Gli argomenti sono quelli esposti dalla deputata renziana Fregolent in commissione martedì. Secondo lei vietare agli ex ministri e all’ex presidente del Consiglio di fare i lobbisti «non consente loro di mettere a disposizione degli altri l’esperienza da loro acquisita». Il divieto «determinerebbe un grave danno nei confronti di chi svolge con preparazione e dedizione attività politica, dal momento che gli si impedisce di tornare al proprio lavoro» e dunque «rischia di generare una fuga di cervelli all’estero».

La capogruppo di Italia viva alla camera Boschi ieri ha respinto le accuse del Pd, che ha letto questi smarcamenti come un (ennesimo) tentativo di far pesare i voti in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. «Lezioni su chi sostiene lealmente il governo Draghi non le accettiamo – ha detto Boschi – non sono mancati i voti di Iv perché ci siamo astenuti e comunque se anche avessimo votato con il centrosinistra non sarebbe stato sufficiente». Il che è corretto solo se riferito all’episodio che ha fatto andare sotto il governo, l’approvazione di un emendamento della forzista Biancofiore che però non è stato vissuto come un problema perché di portata minore. Invece sul punto più importante dei limiti agli ex componenti del governo, Iv si è unita alle destre votando contro e adesso annuncia di volerlo ripetere in aula. «Prendiamo atto che persistono ancora delle divergenze, lavoreremo per colmarle», ha riconosciuto in serata la relatrice Baldino. Intanto al posto della seduta della commissione, sconvocata, oggi ci sarà un’altra riunione di maggioranza. Per provare a tirare la legge sulle lobby fuori dal pantano in cui è finita