Il D-Day, chiamiamolo così, è fissato per il 26 ottobre. In quella data – e per 24 ore – italiani residenti e italiani all’estero potranno diventare protagonisti del primo film collettivo, raccontando semplicemente in un video girato con una cinepresa, uno smart phone o un telefonino, un fatto della propria giornata. Qualcosa di personale, allegro o triste. È Italy in A day, il progetto che muove i passi da un’analoga iniziativa girata tre anni fa da Ridley Scott e poi passata in Inghilterra e in Giappone. Dietro c’è tutta la fabbrica di viale Mazzini al gran completo che mette insieme Rai Cinema, Rai Net, i canali digitali e le radio, testimonial come Gianna Nannini, Fiorello e il fratello Beppe, Micaela Ramazzotti, Luciana Littizzetto, e la giovane Indiana Production che da otto anni opera nel settore multimediale e ha già prodotto otto film, fra cui La prima cosa bella di Paolo Virzì. La regia di questa sorta di «censimento video» del Belpaese è stata affidata a Gabriele Salvatores, che selezionerà i materiali, curerà il montaggio e la scelta delle storie.

«La sento – spiega il regista premio Oscar che in questo momento è a Trieste impegnato nel film Ragazze impossibli – come una responsabilità molto grossa ma la cosa che mi piace molto di questo progetto è che si dice sempre che il cinema dovrebbe raccontare le nostre vite, la nostra vita, e le può raccontare in maniere tanto diverse dal comico al tragico. Ma comunque è la nostra storia o così dovrebbe raccontare. In questo caso quello che si chiede al pubblico è per una volta di non affidare il racconto della propria vita a un regista, cioè ma di provare a farlo autonomamente di essere come diceva Nanni Moretti, autarchici almeno dal punto di vista dell’ideazione di quello che si vuole firmare e girare. Il mio compito alla fine sarà quello di organizzare tutto questo materiale raccontando una storia perché come ben sapete il montaggio non è solo montaggio di un film, non è solo un fatto tecnico ma col montaggio si raccontano le storie».

Tanti materiali, e quelli rimasti fuori resteranno di proprietà della Rai, e delle Teche rai, pronti per essere utilizzati magari in «pillole» per altre situazioni. «La cosa che rende interessante Italy for a Day – sottolinea il regista di Mediterraneo – è che l’autore – in questo caso il sottoscritto – si mette al servizio delle emozioni e dei pensieri dei suo concittadini. I Beatles hanno raccontato A day in the life, un giorno della vita, io vorrei raccontare Life in a day, la vita in un giorno. E vero che ogni giorno contiene tutto, come diceva Allen Ginsberg, dalla nascita alla morte se uno è capace di vederli questi segni quindi è possibile raccontare un qualcosa di universale».

Per il regista milanese, operazioni di questo tipo sono: «Il cinema più libero e democratico che si possa fare». Ma poi puntualizza più chiaramente il suo punto di vista: «Intendo dire che secondo me il cinema non deve essere mai democratico ma personale. Nell’ottica del regista che lo fa che scriva lui la sceneggiatura o non la scriva, se mette l’occhio nella macchina da presa sta già dando un indicazione sua personale. Può avere un pensiero democratico ma un film è del regista e di quelli che lo hanno fatto. Poi può piacere o meno al pubblico, in questo caso la cosa è molto diversa e le immagini che sono l’elemento costitutivo di un film arrivano da altri e non le posso controllare però posso indirizzarle. Intendo «cinema democratico» in questo senso, poi anche sulla democrazia ci sarebbero tante cose da dire ma forse non è la sede giusta».

Italy for a day sarà proposto – una volta completato – in una serata «evento» per poi essere trasmesso da Raidue, ma la volontà è quella – solo per un giorno – di portarla nelle sale cinematografiche.