C’è una foto famosa di Italo Insolera, con il megafono fra la folla, in mezzo ai Fori Imperiali. Ha i capelli folti, ancora neri; barba lunga e un severo sguardo indagatore. È del 1981. La si può vedere alla mostra Periferie Inquiete, da poco inaugurata a Roma, all’Archivio Storico Snia Viscosa, in via Prenestina 175. Sono quelli gli anni in cui sta prendendo vita il «progetto Fori»; Argan, e poi Petroselli, governano il Comune. Il progetto è ambizioso: smantellare via dei Fori Imperiali – la quinta prospettica voluta da Mussolini e poi trasformata, negli anni del boom, in un’insensata autostrada urbana – per restituire alla città un nuovo immenso spazio pubblico: quello che avrebbe potuto essere, e non è stato, il più grande parco urbano archeologico del mondo.

METTIAMO IN FILA alcuni nomi: Insolera, Cederna, Benevolo, La Regina, Argan, Petroselli, Nicolini. Sono state queste le intelligenze politiche visionarie che, a cavallo fra anni Settanta e Ottanta, hanno proiettato Roma in una dimensione nuova, di trasformazione potenziale. In netto anticipo sui tempi, immaginano infatti per la città un futuro liberato dalle forze mentali – oltre che sociali – che ancora la soffocano. Roma dovrà diventare una città di scienza e di popolo, uno spazio urbano innovativo proprio perché antico, contemporaneamente immerso nella natura che la circonda come nella storia e nell’arte che l’hanno plasmata nei millenni. Di questo gruppo straordinario, Italo Insolera, è stata una delle figure chiave. Sul suo Roma Moderna, pubblicato da Einaudi nel 1963 e continuamente ristampato, fino ad oggi – l’ultima edizione, rivista e ad ampliata, con la supervisione di Paolo Berdini, è del 2011 – si sono formate più generazioni di urbanisti e di intellettuali.

È LA BUSSOLA PER IMPARARE a muoversi nella storia enigmatica della capitale, città metamorfica, generosa, vitale, ma urbanisticamente in ostaggio di uno Stato incapace di proteggerla dagli assalti di una rendita fondiaria selvaggia. Dunque, città moderna? Per la sua forma urbana esplosa, abusiva, non pianificata, sicuramente no. Eppure, insiste Insolera, lo è profondamente, quanto meno nella sua antropologia urbana: Roma resta, infatti, l’unica città «creata» dallo Stato unitario che è riuscito a trasformare un borgo papalino periferico di 200.000 anime in una metropoli di 3 milioni di abitanti. Una città moderna proprio perché integralmente fatta di immigrati, dunque; e se centocinquant’anni fa erano per lo più piemontesi, veneti, emiliani, abruzzesi, marchigiani, siciliani e calabresi che progressivamente l’hanno costruita e trasformata; oggi un sesto della sua popolazione residente – più di 500.000 abitanti – è fatta di cinesi, filippini, etiopi, albanesi, rumeni, bengalesi, sudamericani, senegalesi. Certo: non senza problemi e attriti; ma con un livello complessivo di integrazione porosa e di vivacità culturale, tutto sommato non comune ad altre «pianificate» e moderne capitali europee. Una preziosa occasione per ritornare a discutere sull’enigmatica modernità di Roma e, soprattutto, su alcuni aspetti di questa dimensione potenziale che ancora attende realizzazione, lo offre il ciclo di incontri Italo Insolera. Una storia che parla al presente organizzato all’Archivio Storico Viscosa da Fondazione Gramsci, Archivio Insolera, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli e Centro Documentazione Maria Baccante. L’iniziativa si snoda fra quattro seminari teorici iniziati lo scorso 11 maggio (con interventi, fra gli altri, di Paolo Berdini, Alessandra Valentinelli, Filippo Celata, Marco D’Eramo); una mostra fotografica e una passeggiata archeologica conclusiva, organizzata per sabato 11 giugno da Openhouse. Dopo l’incontro sull’«Agro Romano» (con Barbara Pizzo, Rita Paris, Vezio de Lucia, Matteo Abati, Giuliano Fanelli, moderati da Ella Baffoni; a cui è seguita la proiezione del documentario Mirabilia Urbs di Milo Adami sulla figura di Antonio Cederna e la sua lotta contro la speculazione edilizia), l’8 giugno chiuderà la rassegna una riflessione politica su «Roma futura», con interventi di Walter Tocci, Francesco Giasi,  Alessandra Esposito, Claudia Conforti, moderati da Maria Teresa Carbone.