Quasi quattro metri quadrati al secondo è la velocità con cui in Italia avviene il consumo di suolo, 2.110.000 gli ettari già intaccati. La stima l’ha elaborata l’Associazione nazionale dei consorzi per la Gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, i dati sono stati diffusi ieri in occasione della Giornata mondiale del suolo.

I DANNI CAUSATI ogni anno da frane e alluvioni ci costano circa due miliardi e mezzo di euro. «Serve urgentemente l’approvazione della legge contro lo sfrenato consumo di suolo – sottolinea il presidente Anbi, Francesco Vincenzi -, impantanata nei meandri parlamentari. Bisogna che, in materia urbanistica, si inizino a dire dei no». Il ddl in materia è stato presentato a febbraio 2014 dal governo Letta: approvato alla Camera nel maggio 2016, è attualmente fermo al Senato.

Il consumo di suolo fa perdere alla produzione agricola 400 milioni di euro all’anno, spiega Coldiretti: le terre coltivate sono diminuite del 28%, la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni si è ridotta a 12,8 milioni di ettari. Secondo l’Ispra, circa il 10% del territorio ha un’elevata criticità idrogeologica. I comuni interessati da frane e dissesti sono 7.145, pari all’88,3% del totale. Sarebbero a rischio oltre 6mila scuole, 500 strutture sanitarie, 500mila aziende, 1.200.000 edifici; 5.600.000 abitanti; 34.700 beni culturali. La popolazione minacciata da alluvioni è invece pari a circa 9milioni; le imprese 879.000; i beni culturali arrivano a 40.400.

ALLARMANTI anche i dati diffusi dal Wwf: nelle 14 aree metropolitane la superficie urbanizzata dagli anni Cinquanta a oggi è più che triplicata, si è passati infatti dal 3% di territorio al 10%.

A Milano e Napoli si è addirittura arrivati al 40%. In poco più di 50 anni, nelle aree metropolitane, sono stati convertiti a usi urbani circa 3.500 chilometri quadrati di suolo, un’area di poco superiore alla Valle d’Aosta. Lo studio del Wwf è stato elaborato dall’Università dell’Aquila. Il gruppo di ricerca attribuisce questa forte crescita all’incremento demografico, concentrato proprio nelle aree metropolitane: dal 1951 al 2001 la popolazione in queste zone è aumentata di ben 12 milioni; dal 2001 al 2011 il fenomeno si è attenuato con 600mila nuovi abitanti. Nel 1950 avevamo una densità di 305 abitanti per chilometro quadrato, oggi siamo saliti a 426.

Come rilevato dall’Istat, tra il 1946 e il 2000, in Italia sono stati costruiti oltre 2milioni di edifici a uso residenziale, 100 al giorno. Negli ultimi dieci anni però ci sono stati 180mila nuove costruzioni contro le 400mila del decennio precedente. Nelle aree metropolitane di Napoli e Milano l’indice di densità abitativa raggiunge valori 10 volte superiori alla media nazionale. Gran parte dei nuovi edifici sono concentrati nell’area metropolitana di Roma (circa 35mila). Nel territorio metropolitano di Messina, tra il 2001 e il 2011, sono stati realizzati oltre 8.300 edifici, quasi 37 per ogni nuovo abitante, mentre nella zona di Napoli ben tre nuovi edifici per ogni abitante perso.

«La polverizzazione delle edificazioni in aree vastissime ha portato alla frammentazione, alla insularizzazione degli habitat naturali più preziosi del nostro paese – spiega la presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi -. Nella fascia in immediata adiacenza ai Siti di interesse comunitario, dal 1950 al 2000, l’urbanizzazione è salita da 84mila a 300mila ettari, con un aumento medio del 260%». E conclude: «Il consumo di suolo viaggia al ritmo di 30ettari al giorno ci dice l’Ispra. In parlamento il disegno di legge in materia è fermo da 553 giorni, questo ha già provocato la perdita di altri 17mila ettari».

LE ASSOCIAZIONI Acli, Coldiretti, Fai, Inu, Legambiente, Lipu, Slow food, Wwf e altre 500 sigle promotrici di «People4Soil» hanno formato un network che ha lanciato un appello alla Ue per fermare il degrado di suolo a livello globale entro il 2030.