La vertenza Italcementi è arrivata anche in Parlamento. Ieri i deputati abruzzesi del Movimento 5 Stelle hanno presentato un’interrogazione parlamentare a sostegno dei lavoratori del cementificio di Scafa (Pe). Intanto i sindacati che stanno seguendo il caso, appoggiati dagli enti locali interessati, hanno convocato un incontro nazionale per il 23 settembre, in cui si deciderà se proseguire le mobilitazioni con una manifestazione nazionale a Bergamo, sotto la sede principale dell’azienda.

«Aspettiamo per quella data risposte dall’Italcementi. Se non ci saranno proseguiremo con le mobilitazioni», precisa Mauro Livi, delegato Fillea Cgil, che ha partecipato agli incontri istituzionali del 5 e del 10 settembre, convocati presso il ministero dello Sviluppo economico. «Si è trattato di incontri istituzionali, in cui sono stati esposti i problemi dei vari stabilementi. La forte presenza delle istituzioni, dai Comuni al governo, è stata una testimonianza della grande solidarietà ottenuta dai lavoratori, che intanto manifestavano in Via Veneto. Al prossimo incontro speriamo che l’azienda confermi quanto stabilito in un accordo a gennaio».

Partendo da sud, l’impianto calabrese di Vibo Marina è fermo da un anno, con 82 persone in mobilità e 30 aziende dell’indotto vicine al fallimento. Il 26 a Roma sarà convocato un tavolo tecnico, costituito da enti locali e rappresentanze sindacali «Per capire – spiega Livi – quali potrebbero essere le scelte alternative in termini di produzione. Rinviata invece al 20 settembre la presentazione dello studio commissionato dalla stessa Italcementi alla società Nomisma, che dovrebbe contenere i possibili scenari futuri dello stabilimento calabrese.

A Scafa 70 dipendenti, fino a gennaio sicuri che il loro cementificio sarebbe rimasto aperto, rischiano di non avere nemmeno i fondi necessari per la cassa integrazione. Stessa situazione a Monselice, lo stabilmento veneto, in cui fino all’anno scorso lavoravano in 102: oggi sono 30, mentre gli altri dovrebbero usufruire degli ammortizzartori sociali fino al 2015, se la multinazionale rispetterà gli impegni sottoscritti .Su Monselice il delegato aggiunge: «Due anni fa lo stabilimento era stato incluso in un progetto di rinnovamento. Una parte dei cittadini si è opposta al revamping, impugnando il progetto davanti al Tar del Veneto e vincendo. Il Consiglio di Stato ha invece respinto il verdetto ma Italcementi è stata scoraggiata nell’investire e ha abbandonato il progetto».

Scioperi e proteste si sono susseguiti per tutt[ACM_2]a l’estate: a luglio 13 operai calabresi sono saliti su un silos, dove sono rimasti per 24 giorni a novanta metri d’altezza, mentre ad agosto la strada statale Tiburtina è stata bloccata almeno tre volte dai dipendenti del cementificio abruzzese. In Veneto le agitazioni sono iniziate il giorno in cui è stata annunciata la chiusura.E fino al 23 in tutti gli stabilmenti continueranno le assemblee e i presidi.