Con una settimana di ritardo e molte mediazioni al ribasso, la Camera ha largamente approvato la mozione di maggioranza che impegna il governo a intervenire su Ita e garantire tutele agli attuali 7.700 esuberi Alitalia. Per strappare il parere favorevole del governo, il testo è stato allungato e riempito di altri temi rispetto alla mozione originaria preparata da Stefano Fassina. La nuova formulazione è firmata da tutti i gruppi di maggioranza – la firmano Serracchiani (Pd), Crippa (M5s), Molinari (Lega), Fornaro (Leu), Valentini (Forza Italia) , Boschi (Italia Viva), Lupi (centristi) – e solo all’ultimo punto – il sesto – prevede di «ridefinire un nuovo contratto nazionale di lavoro nel settore del trasporto aereo» e che «Ita proceda all’assunzione del personale nel pieno rispetto della normativa nazionale ed europea di riferimento», sterzando dal «modello Fca» imposto da Alfredo Altavilla. Il presidente di Ita, che nei giorni scorsi ha incontrato i vertici di Lufthansa, ieri non ha partecipato all’incontro – da lui convocato – con i sindacati. In attesa di capire se il governo interverrà veramente richiamando all’ordine i vertici della società a intero capitale pubblico, l’incontro si è concluso con l’ennesima farsa. Invece di riaprire la trattativa, l’azienda ha semplicemente annunciato ai sindacati le modalità di decollo. Modalità che smascherano le falsità sulla presunta «discontinuità» fra Ita e Alitalia. Il 15 ottobre infatti i primi voli di Ita saranno operativi con «stesse divise di volo, stessi devices informatici, stessi parcheggi, identiche modalità di trasporto». Una vera beffa: «Le uniche vere discontinuità – contestano Filt Cgil e Uilt – sono sui tagli indiscriminati delle retribuzioni».
Proprio per questa ragione la Filt Cgil – così come Usb e Cub – stanno preparando mobilitazioni e scioperi in vista del 15 ottobre, mentre ieri tutti i sindacati hanno sottoscritto il prolungamento della cassa integrazione per i dipendenti Alitalia fino a settembre 2022, mentre la richiesta è una copertura al 2025, fine del piano industriale di Ita.
Difficilmente per quella data sarà stato assegnato il marchio Alitalia. La prima gara per lo storico logo della vecchia compagnia di bandiera- base d’asta 290 milioni – è andato deserto. Ora si passerà ad una seconda fase, aperto a offerte più basse. Come voleva Altavilla.