Il muro sul quale è stata costruita l’operazione Ita airways inizia a sgretolarsi. Dopo le due sentenze di Roma, ieri anche il tribunale del Lavoro di Milano ha condannato la compagnia. Confermando un cambio di orientamento dei giudici, legato al fatto di considerare il “contratto segreto” Ita-Alitalia, sempre nascosto dalla compagnia, che dimostra la cessione di ramo di azienda e la continuità aziendale fra le due società.

Ieri si è concluso il procedimento di primo grado che riguardava una assistente di volo e il giudice Atanasio – uno dei primi che hanno deciso di chiedere ad Ita di poter quanto meno consultare il contratto di cessione del ramo Aviation con i commissari Alitalia – ha deciso di accogliere il ricorso dichiarando il diritto della lavoratrice alla prosecuzione del rapporto con Ita ai sensi dell’articolo 2112 del codice civile (Cessione di ramo d’azienda), condannando Ita a pagare le retribuzioni dal 14 ottobre 2021 (decollo di Ita) e, inoltre, al pagamento delle spese di lite pari a 9 mila euro.

La novità, rispetto alla sentenza di Roma che a giugno ha reintegrato 77 lavoratrici e lavoratori, riguarda il livello retributivo mensile fissato. Il giudice Atanasio ha stabilito una retribuzione di 3.098 euro, più alta perché ingloba anche l’indennità di volo e dunque più costosa per l’azienda.

Fra pochi giorni arriverà la decisione anche su un altro ricorso a Roma che riguarda circa 180 lavoratrici e lavoratori ex Alitalia.
Il cambio di giurisprudenza – finora i giudici avevano quasi sempre dato tagione a Ita – si intreccia con l’ingresso di Lufthansa nel capitale della compagnia. Gli avvocati di Ita avevano tentato di fare pressioni sui giudici sostenendo che in caso di reintegri i tedeschi avrebbero rinunciato a entrare, ma Lufthansa si è invece cautelata inserendo nel contratto con il ministero dell’Economia (azionista ancora al 100%) uno sconto nel prezzo. Ora però potrebbe trovarsi un numero di lavoratori molto più alto di quello preventivato: attualmente è di circa 2.800.

«I più importanti tribunali del lavoro d’Italia – commenta l’avvocato della lavoratrice Pierluigi Panici – hanno smentito la tesi difensiva di Ita che si spera vorrà ora aprire trattative serie per la soluzione della vicenda che riguarda i circa 3.500 dipendenti ancora non assunti ed in carico ad Alitalia, non trascinando la vertenza nelle sedi giudiziarie per anni con grave pregiudizio economico e di credibilità della azienda», conclude Panici.