Con l’incredibile scusa di considerarsi una «start up» – con 3 miliardi di capitale non se ne ricordano molte al mondo – la nuova compagnia Italia trasporto aereo Ita come prima cosa ai sindacati ha chiesto un accordo in deroga al contratto nazionale. La mossa si somma al bando aggiudicato martedì per il call center senza clausola sociale – norma prevista dalla legge in caso di cambio d’appalto – che porterà al licenziamento di 621 addetti Almaviva fra Palermo e Rende. Quindi le prime due mosse sono il mancato rispetto di contratti nazionali e leggi: non un bel vedere per una società a intero capitale pubblico.

Ed è per questo che la risposta dei sindacati è stata la richiesta di un intervento del governo.

Ma Ita è partita in pieno modello Fca, rivendicato più volte ieri dal neo presidente Alfredo Altavilla che dall’ex Fiat proviene senza alcuna esperienza in fatto di trasporto aereo, e confermato dall’uscita dalla Confindustria del settore aereo decisa ieri.

A ITA LA PAROLA D’ORDINE è: «Noi non c’entriamo niente con Alitalia, siamo in totale discontinuità». Peccato che lo stesso decreto che ha sancito la nascita di Ita prevede come la vecchia Alitalia debba agevolarne la nascita e che Ita volerà grazie all’acquisto in trattativa privata di 52 aerei – su 110 – Alitalia, mentre su handling e manutenzione – settori per cui i diktat di Bruxelles hanno impedito la trattativa privata – ci sarà inizialmente un contratto di servizio prima dei bandi a cui la stessa Ita parteciperà in cordata. Dunque la discontinuità è finta e Ita la sbandiera per diminuire i costi di gestione.
Intanto Altavilla ha confermato la partenza con soli 2.800 dipendenti – 8.200 esuberi ex Alitalia – e la promessa di arrivare «al massimo a 5.750 lavoratori». Ma nella selezione dei lavoratori – richiesto l’invio del curriculum – i vecchi dipendenti Alitalia non avranno alcun vantaggio.

La giornata di ieri è partita con il sit in del sindacato Cub – escluso dalla convocazione – sotto la sede dell’Eur a Roma. L’incontro è stato teso e ha portato alla calendarizzazione di una serie di altri incontri per cercare di arrivare a un nuovo contratto di lavoro entro il 20 settembre, trattativa definita da Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt e Usb «molto in salita».
«Ita ci ha comunicato che esce da Assaereo, l’associazione datoriale che applica il contratto collettivo nazionale – denuncia il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito – . Questo è paradossale perché avviene da una società controllata dallo stato e quindi va contro la norma prescritta nel decreto Rilancio che prevede l’applicazione dei minimi salariali del contratto nazionale di lavoro».

Lo scambio-ricatto proposto da Altavilla è degno di Marchionne: spostare una parte della retribuzione – ora fissa – come premio di produttività in cambio del mantenimento del contratto nazionale.

ECCO DUNQUE I SINDACATI unitariamente denunciare come Ita voglia «mano libera» e chiedere il soccorso del governo azionista e confermare lo sciopero dell’intero settore aereo per il 24 settembre. «Domani (oggi, ndr) invieremo una lettera ad Ita e ai ministeri competenti per chiedere l’allargamento della vertenza – annuncia Cuscito – . Ita nasce per risolvere i problemi di Alitalia, è un’operazione di sistema e così va trattata. Devono essere presi in considerazione tutti i 10.500 lavoratori di Alitalia che rischiano di perdere il posto. Non può essere creato un contenitore vuoto da riempire a piacimento di qualcuno».
Per tutta risposta dal governo è arrivata una dichiarazione quanto meno inaspettata. Il ministro Giorgetti ha rilanciato l’alleanza con Ferrovie dello stato, naufragata nel governo gialloverde Conte Uno e unico caso di fusione cielo-ferro al mondo. «Serve trovare forme di collaborazione, magari con Ferrovie», ha detto il ministro dal meeting di Cl a Rimini.