Lo sciopero dei 373 precari dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) indetto venerdì 4 ottobre è stato preceduto ieri dall’occupazione del «data center» davanti alla sede centrale in via Balbo a Roma. Oggi ci saranno assemblee in tutte le sedi, mentre domani Cgil-Cisl-Uil hanno convocato un presidio a Montecitorio per i ricercatori precari.

I precari protestano contro il «Decreto D’Alia», voluto dal governo Letta per «dare una risposta strutturale» al precariato nel pubblico impiego. Il «decreto 101» è in discussione nella Commissione Lavoro al Senato dove verrà riscritto su sollecitazione di Scelta Civica. Per l’esponente montiano Pietro Ichino il decreto che porta il nome del ministro della pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia sarebbe una «sanatoria». Il ministro lo nega sostenendo invece l’ipotesi di una selezione «meritocratica». Per i precari dell’Istat, questo dibattito è «una falsificazione surreale». «Il decreto in vigore dal 1 settembre – afferma Angelita, precaria Istat – è una soluzione strutturale, ma nel senso che abolisce il precariato e lo licenzia alla fine del contratto. Insomma, tolto il dente, risolto il problema».

Tra i requisiti del decreto c’è quello che impone la partecipazione ai concorsi ai precari che hanno un’anzianità di tre anni a tempo determinato. Secondo i calcoli dei sindacati, tale requisito esclude almeno 50 mila persone nella P.A. e il 95% dei precari Istat entrati in servizio meno di tre anni fa quando l’ex presidente dell’ente, e attuale ministro del Lavoro Enrico Giovannini, «sfruttò la logica emergenziale del censimento per reclutare una massa di precari formati, selezionati e messi in organico che oggi non hanno futuro lavorativo» osserva Valeria, un’altra ricercatrice precaria. «In tre anni – ha aggiunto un’altro ricercatore – Giovannini ha portato da 0 al 20% i precari, ha moltiplicato i dirigenti e ha lasciato il bilancio in rosso». Critiche a Giovannini sono arrivate anche dalla Federazione dei lavoratori della conoscenza (Flc-Cgil) e dall’Unione sindacale di Base (Usb) che appoggiano la mobilitazione del coordinamento precari dell’ente.

All’Istat, come in molti enti di ricerca che svolgono attività istituzionali (Invalsi, Ispra, Ingv o Isfol) i precari svolgono funzioni essenziali. «Due anni fa – afferma Lorenzo Cassata (Flc-Cgil) – si è arrivati ad un livello di precariato insostenibile e da allora non sono stati fatti nuovi contratti». Si è ricominciato da poco, con la forma più degradata di precariato, l’assegno di ricerca. Senza tutele per malattia o maternità. «Anche questo provvedimento è stato approvato da Giovannini ad aprile, prima di diventare ministro» ha aggiunto Cassata.

Cristiano Fiorentini (Usb) ha evidenziato il valore «generale» della mobilitazione dei precari Istat. Ha invitato a partecipare allo sciopero indetto dai sindacati di base il 18 ottobre e alla manifestazione contro l’austerità del 19 ottobre. L’Usb presenterà inoltre ricorso alla Corte europea di Strasburgo per l’applicazione della direttiva 70 del 1999 contro il precariato che supera i 36 mesi di contratto continuativi nella P.A.