Fausto Lama e DJ California – ovvero il duo urban pop Coma_Cose – ci avevano avvertiti durante i giorni di Sanremo: «Fiamme negli occhi non è una preview del disco. Forse è la sfumatura più leggera e scanzonata perché nell’album ci saranno brani più tosti. Caratterizzati da un forte senso del passato, da quella malinconia che da sempre è intrinseca nei nostri testi». E così è stato. I brani inediti che compongono Nostralgia infatti, il secondo album della coppia nell’arte e nella vita, sono fotografie dolenti di iridiscente polivalenza. Tentando infatti di definire l’indefinibile, e la crasi fra “Nostra” e “Nostalgia” ne testimonia la felice riuscita, Fausto e California non si abbandonano semplicemente a un sentimento malinconico-contemplativo fine a se stesso. Ma cercano un loro linguaggio proprio dove si lasciano dominare, nelle sonorità e nei testi, dall’amore per l’irresolutezza e l’inquietudine, assecondando il desiderio di sfuggire a qualsiasi forma musicale.

LO SHOEGAZE di Fiamme negli occhi, e le parti rappate del primo album Hype Aura, lasciano così il posto a una gamma sonora ampissima che pesca felicemente fra i suoni degli anni 90. Dal caldo trip-hop, che ricorda i Casino Royale di CRX, dell’opening Mille tempeste alle acide chitarre post grunge dei primi Placebo in Novantasei. Come del resto fa anche la copertina del disco, a metà fra una cover dei Melvins e il fuoco di Goat dei The Jesus Lizard. Le sei canzoni diventano così istantanee di un microcosmo quasi spettrale che si riverbera nei testi, finalmente liberi da quei calembour che depotenziavano leggermente la produzione precedente. Dove le voci di Fausto e California s’intersecano con naturalezza, alimentando le reciproche emotività e un immaginario che spazia dall’intimità domestica alla metafisica metropolitana. In una relazione costante e complicata con l’anima, non più lattina, California s’incarna dunque nei luoghi chiusi della pandemia (Siamo le discoteche abbandonate/Luoghi poco sicuri/Coi vetri per terra/Con i cessi divelti/E con i cazzi sui muri). O nel ricordo di nottate senza coprifuoco in non-luoghi, come la struggente Zombie al Carrefour (Ora che dovrei essere fuori a festeggiare/A urlare come fanno i ragazzi/Mi andrebbe bene anche vomitare/E imparare a lasciare o a essere lasciati/A perdonare tutto, ad asciugare il male/Con un amico buono come il pane col prosciutto).