“Te scippo ‘o core ‘a pietto e saie pecchè?/Pecchè chistu delitto spetta a me!» L’icastica strofa appartiene alla canzone ‘Na raffica ‘e mitra, uno dei successi di Pino Mauro, il grande vecchio della sceneggiata napoletana, quel genere definito «l’operetta dei poveri», dalla trama semplice – isso, essa e ‘o malamente- raccontata con numerose canzoni, molto diffuso negli anni settanta nei teatri di tutto il sud Italia. Stasera Pino Mauro sarà presente alla Galleria Toledo di Napoli alla proiezione di L’ultimo fuorilegge, il documentario di Fabio Gargano e Carlo Luglio che ripercorre la sua carriera, dai festival di Napoli alle tournèè in America e Australia, fino alle esibizioni indimenticabili di questo cantante ottuagenario, finito persino in carcere per uno scambio di persone eppure profondamente amato da un’ampia platea piccolo borghese, dal sottoproletariato della periferia vesuviana fino alle radio private merdionali. All’anagrafe Giuseppe Mauriello di Villaricca, aveva cominciato con i classici della canzone napoletana che ha interpretato per una decina d’anni, con alcuni brani importanti come Core e lacrime e Dispietto pe’ dispietto.Dai festival di Napoli alle tournèè in America e Australia, fino alle esibizioni indimenticabili di questo cantante ottuagenario, finito persino in carcere per uno scambio di persone eppure profondamente amato da un’ampia platea piccolo borghese

POI LA SVOLTA con la sceneggiata, con tre repliche al giorno al teatro Duemia, al centro di Forcella, con titoli passati alla storia ’A sfida (1971), ’O fuorilegge (1972), ’A Mafia (1972), Gangster (1973), Capobanda (1974), Calibro 9 (1974), ’O motoscafo (1974), con milioni di dischi venduti (e assai piratato sulle audiocassette delle bancarelle) e una straordinaria popolarità testimoniata anche dal successo ai botteghini dei suoi film, come Onore e guapparia e I figli non si toccano, poliziotteschi di serie b, con un repertorio patetico-sentimentale colmo di carcerati, delinquenti, famiglie tormentate nella città del contrabbando e del colera.
Pino Mauro aveva rielaborato il genere della canzone di «giacca», canzone di strada un po’ violenta e un po’ romantica che traendo spunto da un fatto di cronaca arrangiava la canzone napoletana con l’elettronica facile, il country western, il repertorio folklorico locale che porterà all’esplosione dei neomelodici. Ancora oggi Pino Mauro, riscoperto dal cinema e dalla tv (recentemente ha partecipato ad Ammore e malavita dei Manetti Bros) sta vivendo una nuova primavera artistica, tra matrimoni, cerimonie ed esibizioni private. L’ultima leggenda di una Napoli che non esiste più.