Giravano ieri sui social le foto del capitano John Turnbull, Richard Sudan, Tobbe ‎Larsson, Anna Dressler e degli altri otto passeggeri della “Freedom”, la seconda ‎delle imbarcazioni della Freedom Flotilla che nell’ultima settimana hanno provato ‎a rompere il blocco navale di Gaza imposto da Israele e a portare aiuti umanitari ‎alla popolazione palestinese. Anche loro, come è avvenuto ai passeggeri della “Al ‎Awda”, giunta domenica scorsa a 50 miglia nautiche dalla costa di Gaza, sono ora ‎detenuti nel centro di Givon, in Israele. La Marina militare israeliana nella notte ‎tra venerdì e sabato ha bloccato la “Freedom”, l’ha trainata al porto di Ashdod e ha ‎arrestato tutti quelli che erano a bordo con l’accusa di aver violato il blocco di ‎Gaza. L’espulsione in tempi stretti è la sorte che attende gli attivisti detenuti, di ‎varie nazionalità. Israele sostiene di aver compiuto operazioni “indolori” ma i ‎passeggeri della “Al Adwa” tornati nei paesi d’origine, come il canadese Larry ‎Commodore, hanno riferito di essere stati percossi e umiliati dai militari israeliani ‎durante l’arresto e la successiva detenzione. La Freedom Flotilla ribadisce che ‎Israele compie veri e propri “atti di pirateria” bloccando con la forza in acque ‎internazionali imbarcazioni civili.(mi.gio.)‎