La Biancaneve di Isa Ho (Ho Meng-Chuan nata a Keelung, Taiwan 1977, vive e lavora a Taiwan) non è circondata dai sette nani, ma da tante versioni di sé. Non c’è neanche la mela avvelenata, almeno nella selezione di immagini a colori della serie I am Snow White (1999-2010) esposta nello stand di Ho’s Art a Fotofever, la fiera parigina di arte fotografica che si è svolta al Carrousel du Louvre dall’8 al 10 novembre; è il mondo stesso ad essere sufficientemente tossico nella relazione tra l’individuo e la società, nello stress della quotidianità.

«Biancaneve è un personaggio molto semplice, la cui vita è facile mangia, dorme… vive per sempre felice e contenta che è ciò di cui, fondamentalmente, la gente ha bisogno» – afferma la fotografa – «Per la mia generazione il suo ruolo passivo è decisamente negativo, intanto perché è stato creato da un uomo. Biancaneve non è indipendente. Nel tempo ho capito, però, che anche la parte meno bella di noi non è necessariamente negativa, è importante – nella sua difficoltà – riconoscere le nostre forze, le diversità che ci rendono unici. Non dobbiamo essere necessariamente perfetti».

Biancaneve è, come sottolinea l’artista, una fiaba scritta (o meglio trascritta) da mani maschili – dai fratelli Grimm nel 1857 e anche da Walt Disney nel lungometraggio uscito nel 1937 – che trova riscontro anche nel ruolo della donna a Taiwan, erede dell’idea confuciana per cui una brava donna sta tranquillamente a casa sotto la cura di suo padre o di suo marito. «Le donne moderne hanno più opportunità di esprimere se stesse e le loro capacità, ma i ruoli che assumono nella società contemporanea creano anche conflitti tra i valori tradizionali e la modernità»; è la stessa fotografa ad autorappresentarsi nei panni della protagonista della favola: «posso smettere di recitare in qualsiasi momento, rilassarmi e anche fallire. Sono Biancaneve e interpreto tutti gli ‘io’ che potenzialmente esistono nella realtà, incluso il mio ideale».

La realtà entra nella teatralità della rappresentazione: «ho pensato che raccontare una storia fosse più reale se mi fossi messa al suo interno. La fotografia è qualcosa di reale per me».  Anche nella serie I got super strong courage (2008-2009) è la stessa Isa Ho a personificare alcune virtù tradizionalmente attribuite agli uomini di rango nobile e successivamente migrate nella sfera femminile, come wen (dolcezza), liang (intelligenza), jian (frugalità), rang rang (resa), ribaltandone però il significato per visualizzare la conquista di un potere che è strettamente legato al processo di ricerca della propria identità. «Penso che un padre che dica alla figlia che deve essere una donna perfetta sia equivalente a una donna che dica a un’altra donna che deve essere forte. Il coraggio è solo dentro di noi».