Sempre più illeciti nelle imprese, sempre più con lavoratori irregolari e sfruttati. Le 28 pagine del Rapporto annuale dell’attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale, reso pubblico il 19 aprile, registrano per il 2018 ben 98.255 illeciti, con un tasso di irregolarità degli accertamenti definiti pari al 70% (+ 5% rispetto al 2017). E ben 162.932 posizioni di lavoratori irregolari di cui 42.306 in “nero”, pari al 26% del totale. Uno spaccato della giungla del lavoro dove i diritti sono sempre meno specie nelle cooperative, nate per distinguersi eticamente e partecipativamente dalle imprese private tout court.

Il primo rapporto firmato dal generale dei carabinieri Leonardo Alestra conferma il livello enorme di illegalità all’interno delle aziende e la poca efficacia della «armonizzazione» delle competenze di ministero, Insp e Inail che ha portato all’accorpamento in agenzia unica dell’Ispettorato nazionale del lavoro previsto dal Jobs act renziano e partito nel 2017.

Ad un calo di 155 unità dei quadri ispettivi rispetto al 2017 fa da contraltare il minor numero di imprese ispezionate: -10% circa. Un dato messo in ombra dagli obiettivi pre-fissati, come da nuova normativa.
Arrivato a settembre scorso in sostituzione dell’esperto dirigente del ministero Paolo Pennisi, Alestra ha dato una svolta molto militarista ai controlli puntando sul «comando tutela lavoro» dei carabinieri e sulla Guardia di finanza.

Una mossa che ha dato buoni risultati almeno nel contrasto del caporalato, rispettando i dettami della nuova legge del 2016 che lo ha elevato a reato penale.
Nel 2018 infatti sono state deferite all’autorità giudiziaria 299 persone: addirittura più del doppio (+220%) rispetto alle 94 del 2017. Di queste 56 sono state arrestate ai sensi del Protocollo previsto nella legge del 2016, ben il 69% concentrati nell’agricoltura. Dei 1.474 lavoratori interessati alle operazioni di contrasto al caporalato ben 673 (circa il 46%) sono risultati totalmente in nero, per circa il 74% (496) impiegati nel solo settore agricolo.

Subappalti e coop spurie si sono meritati un capitolo apposito. Le cosiddette «irregolarità in materia di decentramento produttivo: appalto, distacco o somministrazione» sono diventate una vera piaga di legalità. Le «esternalizzazioni fittizie» di cui diamo continuamente notizia hanno riguardato complessivamente 10.877 lavoratori. La regione maggiormente coinvolta non a caso risultata essere l’ex rossa Emilia Romagna ora capitale dell’illegalità con 2.442 lavoratori interessati che distanzia nettamente Lazio (1.808 lavoratori interessati), Lombardia (1.359) e Veneto (1.292). La definizione di «coop spurie» data nel rapporto è calzante:
«false cooperative che, perseguendo solo in apparenza scopi mutualistici, di fatto agiscono in violazione dei diritti dei lavoratori e delle regole della leale concorrenza». Nel 2018, su un totale di 3.311 cooperative ispezionate, ne sono risultate irregolari 1.986 (circa il 60%).

È stata inoltre accertata l’occupazione irregolare di 28.403 lavoratori, 1.036 dei quali totalmente “in nero” (il 3,65% dei lavoratori irregolari).
Rispetto allo scorso anno, a pressoché invariato volume di controlli effettuati (3.311, a fronte dei 3.317 del 2017) risultano aumentati sia il numero delle cooperative risultate irregolari (1986, a fronte delle 1.826 del 2017, con una variazione percentuale del + 8,76%) sia, soprattutto, il numero dei lavoratori irregolari (28.403, a fronte dei 16.838 del 2017, con un aumento del 60%) tra i quali peraltro, in controtendenza rispetto all’anno precedente, si registra una diminuzione in termini assoluti di quelli totalmente in nero (- 28%: 1.036 lavoratori in nero a fronte dei 1.444 del 2017).

Gli illeciti vanno dal i finti «soci», «retribuzioni e contributi più bassi del dovuto tramite «interpositori illeciti» (finti subappalti o veri caporali) «con particolare riferimento ai siti ed ai settori merceologici in cui operano cooperative di grandi dimensioni».

Un’altra piaga che non si riesce a debellare è quella del lavoro minorile: 263 – prevalentemente nell’ambito
del “terziario” – i ragazzi sfruttati dai datori mentre i tirocini formativi e di orientamento irregolari sono stati 356.

L’ammontare dei contributi e premi evasi complessivamente recuperati grazie agli accertamenti svolti è di 1,3 miliardi, con un aumento del 23% rispetto al dato dell’anno precedente.
Un altro “record” raggiunto nel 2018 è relativo alle sospensioni delle attività imprenditoriali irregolari: 8.797, il massimo valore sinora raggiunto, sebbene nel 90% dei casi (7.927) le sospensioni adottate sono state revocate a seguito dell’avvenuta regolarizzazione.