Nelle prime pagine dell’antologia Gennaio senza nome (Nutrimenti, pp.191, euro 17,00) nella quale Eugenio Maggi ha raccolto, tradotto e annotato otto racconti di Max Aub finora inediti in Italia, c’è una foto che mostra l’autore (un omino poco più che quarantenne, malridotto ma dall’aria per nulla rassegnata) nel campo di detenzione di Djelfa, in Algeria, dove il governo francese l’aveva rinchiuso in quanto «pericoloso comunista». In realtà Aub, nato in Francia nel 1903 da padre tedesco e madre parigina, era iscritto da anni al Psoe, ma la cosa aveva scarsa importanza, visto che a renderlo «indesiderabile» contribuivano il suo essere...