Al primo mattino sosia di Johnny Depp e ragazzine fatte in serie sfidano il caldo tropicale del Lido, seduti a terra sotto variopinti ombrellini, in attesa del red carpet di stasera, per il cast stellare (Depp, Kevin Bacon, Benedict Cumberbatch, Dakota Johnson) di Black Mass – L’ultimo gangster di Scott Cooper, un gangster film «di una volta».
Difficile però che possano riconoscere la star sullo schermo se non studiando attentamente il poster pubblicitario, per ritrovare in questo volto immobile e duro i tratti del bel Johnny, nel film stempiato e con lenti a trasformare in azzurri i suoi occhi da criminale irlandese nella Boston degli anni Ottanta. Sembra che I Sopranos o The Departed o il geniale e cattivissimo The Drop (ultimo film di Gandolfini) non si siano mai visti, oppure sono così ben assimilati nel genere che li si intuisce solo a sprazzi, senza perdere mai il ritmo serrato di questo noir-gangster convenzionale nel senso buono del termine.

Che sia un noir si intuisce dall’inizio coi duri e claustrofobici primi piani dei protagonisti, che raccontano il loro ruolo nelle vicende di Jimmy Bulger, leggendario criminale tuttora vivente. Boston come in Spotlight, e il Boston Globe che anche qui dà una mano a ripulire la città.
Come nel classico Gli Angeli con la faccia sporca in cui un prete cercava di distogliere i ragazzi di strada dalla fascinazione per il gangster mitico, uno spavaldo James Cagney, Irlandese, suo grande e leale amico d’infanzia, così in Black Mass (letteralmente Messa nera), l’agente del FBI Connolly e il delinquente Jimmy, proprio in base alla loro amicizia di ragazzi, fanno un patto scellerato per cui Jimmy passerà informazioni ai federali per debellare la mafia italiana e prendersi così i loro affari, mentre l’agente potrà fare, per questo, carriera nella sua organizzazione. Insomma una sorta di The Departed ma dove si capisce subito che di buoni non ce n’è; come si intuisce presto che alla fine la banda verrà sgominata, non solo perché la vicenda è una storia vera e assai nota in America, ma anche perché si svolge in flash back, con le voci di chi si «confessa» a guidare la storia.

Si ripassano così alcuni efferati delitti di Jimmy e soci, la graduale conquista della città, ma anche la vita domestica degli irlandesi, coi loro codici d’onore, l’orgoglio nazionalista che li porta a supportare con grandi mezzi l’IRA, e la famiglia di sangue prima di tutto.
Non si mangiano ziti al forno come alla tavola di Carmela Soprano ma si tracanna birra, e come ne Il padrino la cattiveria di Jimmy si scatena dopo aver perso un figlio, morto di malattia perché mal curato dalla madre, che infatti poi non si vede più – divorzio probabilmente.

Il film non lo racconta. Ancora il Padrino nella festa di San Patrizio, che ricorda da vicino quella di San Gennaro – due popolazioni cattoliche, molto presenti a Boston. La comunità italiana in città è infatti una delle più antiche degli Stati Uniti e il North End è rimasto più autentico di Little Italy, oltre ad essere il quartiere dove vivevano Sacco e Vanzetti. Questo per dare un’idea dell’accoglienza che gli immigrati italiani hanno ricevuto a Boston, città a maggioranza cattolica con un clero quasi esclusivamente irlandese. Le donne nel film sono però un po’ meno complici di quelle mafiose, con la moglie dell’agente e quella di Jimmy che accennano gesti di ribellione o dissenso e la madre di quest’ultimo che bara a carte.
Nonostante si tratti di un noir non ci sono comunque donne fatali a determinare la sorte dell’eroe, ma come da tradizione nella narrativa americana, nelle avventure maschili, un legame profondo tra i due protagonisti- un accenno all’omosessualità latente tipica del genere, confermata dal vago riferimento a qualche gesto particolare che Jimmy aveva fatto da ragazzi che tuttora merita la riconoscenza del federale.