Nel 1983, mentre infuriavano i Troubles, l’evasione di 38 detenuti dell’IRA dal carcere nordirlandese di Long Kesh – ritenuto uno dei più sicuri d’Europa – è ancora oggi la più grande fuga di gruppo che si sia mai verificata sul suolo britannico: a raccontarla, 35 anni dopo, è Maze di Stephen Burke, presentato in anteprima italiana – alla presenza del regista, della produttrice Jane Doolan e del protagonista Barry Ward – questo sabato alla Casa del cinema di Roma in occasione dell’undicesima edizione dell’Irish Film Festa.

Il festival interamente dedicato al cinema irlandese comincia domani con la proiezione di Handsome Devil di John Butler – la storia di due outsider adolescenti che dividono una stanza al college – e si concluderà domenica 25 marzo. E un’adolescente è la protagonista anche di un altro dei lungometraggi in programma: Kissing Candice, l’opera prima della regista nordirlandese Aoife McArdl.

Due biopic raccontano l’emigrazione irlandese (di successo) negli Stati uniti: Rocky Ros Muc di Michael Fanning – sulla vita del pugile Sean Mannion, emigrato dal Connemara a Boston negli anni ’ 70 – e Song of Granite di Pat Collins, sul cantante irlandese Joe Heaney. My Astonishing Self – Gabriel Byrne on George Bernard Shaw di Gerry Hoban (che a Roma incontrerà il pubblico del Festival) è invece un documentario in cui l’attore dei Soliti sospetti ripercorre la vita e il lavoro del grande scrittore scomparso nel 1950.

Il concorso dedicato ai cortometraggi presenta quest’anno sedici titoli. Domenica sera la premiazione dei vincitori seguita dalla proiezione di No Party for Billy Burns di Padraig Conaty (anche lui tra gli ospiti del festival), un curioso «western» ambientato nelle campagne irlandesi del Cavan.