In Iraq l’Isis combatte l’ancestrale storia della Mesopotamia. Dopo aver distrutto manoscritti e statue, gli uomini del califfo a bordo di bulldozer hanno demolito l’antica città assira di Nimrud, a sud di Mosul. Un atto che ha sconvolto il mondo: l’Unesco ha parlato di crimine di guerra, il Ministero iracheno del Turismo di «sfida ai sentimenti dell’umanità».

Nimrud, fondata nel XII secolo a.C. e capitale dell’impero assiro, era uno dei pochissimi siti rimasti dell’antica civiltà. Il passaggio dei lanzichenecchi dell’Isis ha distrutto colonne, sculture alate con il busto di uomo, basamenti, il palazzo reale, gli ori.

Anche in questo caso che si tratti di un cambio di strategia? Lo Stato Islamico ha incassato milioni di dollari grazie alla vendita sottobanco di reperti archeologici. Il complesso sistema di contrabbando verso l’Occidente, ma anche verso Turchia e Libano, ha permesso di incassare fino a un milione di dollari per statua o mosaico, reperti risalenti in alcuni casi a 10mila anni fa.

Secondo gli esperti, si tratta di una prova di forza in un momento non idilliaco: la controffensiva governativa a Tikrit, le sconfitte subite contro i kurdi, le difficoltà nel proseguire l’avanzata in Iraq sono segni di debolezza inaccettabili. Necessario quindi mandare messaggi rassicuranti ai propri adepti: l’Isis c’è e intende rompere ogni legame con quelli che ritiene i simboli dell’apostasia.