In Iran è vietato mostrare una donna a volto scoperto a teatro o sugli schermi cinematografici. Ma la cosa che innervosisce di più i registi del paese degli ayatollah non è questa.

Anche quando vengono riprese scene di interni, le attrici iraniane sono obbligate a coprire il loro capo con un foulard come se si trovassero nello spazio pubblico. Il paradosso dell’applicazione della legge quindi costringe i registi iraniani a falsificare costantemente le loro storie. Ma gli iraniani sono maestri nel trovare soluzioni alternative credibili. C’è chi, per esempio, usa degli escamotage e mostra l’attrice velata in casa – cosa che non avverrebbe mai nella realtà perché le donne iraniane all’interno delle loro abitazioni non portano il velo – nei pressi di un camino o coperta per il freddo di una giornata uggiosa.

Con la diffusione di Iphone e telecamere amatoriali, la faccenda si è complicata non poco. Ora non si parla più di rappresentazione della realtà ma di riproduzione della vita quotidiana. Ed ecco che il paradosso, imposto dall’interpretazione khomenista dell’Islam sciita, viene messo a dura prova.

È quello che è successo ieri a Tehran dove un gruppo di tre ragazzi e tre ragazze ha ripreso una divertante danza all’interno di un appartamento, sui balconi e sui tetti della capitale iraniana, al ritmo del successo commerciale di Pharrell Williams «Happy». Proprio con urla anti-regime dai tetti della metropoli iraniana sono state motivate le proteste contro la seconda elezione dell’ex presidente Mahmud Ahmadinejad, definite «Onda verde» nel 2009. Questa volta a ispirare i giovani è stata la canzone di Pharrell a cui hanno fatto seguito centinaia di tributi in tutto il mondo per la grande popolarità, conquistata lo scorso anno, rimanendo per settimane nelle hit in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Eppure fin qui non c’è nulla di strano, neppure per l’oscurantista legge iraniana.

A far gridare allo scandalo non è stato il video in sé infatti ma la sua diffusione. Le simpatiche riprese dei giovani iraniani sono finite su Youtube, e sono state viste più di 40mila volte. A quel punto sono entrati in campo Intelligence e polizia che hanno individuato e arrestato i sei ragazzi. In assenza di un reato preciso anche per le restrittive leggi iraniane sulla rappresentazione della donna in pubblico, i sei sono stati rilasciati su cauzione, tranne il regista. La notizia del rilascio è confermata dall’ong Campagna internazionale per i diritti umani in Iran (Ichri).

Secondo fonti indipendenti, sarebbero però 13 le persone arrestate. Oltre il danno la beffa. I sei autori del video sono apparsi sugli schermi della televisione pubblica iraniana dove hanno confessato di essere gli autori del video.

Internet subisce continue restrizioni in Iran. Le promesse delle autorità moderate, elette nel giugno 2013, per una liberalizzazione di Facebook e dei principali social network trovano le resistenze costanti dei radicali e non sono state ancora messe in atto. Per questo, milioni di iraniani usano filtri per accedere a siti mainstream di informazione. Nonostante ciò, una timida primavera culturale è in corso dallo scorso anno, soprattutto a Tehran, con nuovo spazio per musica rock, rap, cinema e spettacoli teatrali indipendenti.