Era soprannominato «monsignor 500» perché nel portafoglio conservava sempre un fascio di banconote da 500 euro. E ieri «monsignor 500», ovvero Nunzio Scarano, prelato della diocesi di Salerno che, prima di essere stato sospeso precauzionalmente qualche settimana fa, lavorava nel servizio di contabilità all’Apsa – l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, ovvero l’ente che gestisce i beni di proprietà della Santa sede, fra cui il vastissimo patrimonio immobiliare – è stato arrestato dalla Guardia di finanza per ordine dei magistrati della procura di Roma che da tre anni indagano anche su presunte violazioni della normativa antiriciclaggio da parte dello Ior. Insieme a lui sono finiti agli arresti il carabiniere Giovanni Maria Zito, ex funzionario dei servizi segreti dell’Aisi, e il broker finanziario Giovanni Carenzio, tutti e tre accomunati dall’affiliazione all’Ordine Costantiniano, un antico ordine equestre borbonico. Le accuse per gli indagati sono corruzione, truffa e calunnia.
L’inchiesta è piuttosto complessa e ancora da chiarire in tutti i suoi aspetti, anche se i contorni sembrano già piuttosto definiti. Al centro della vicenda ci sarebbero 20 milioni di euro riconducibili alla famiglia degli armatori napoletani D’Amico, e secondo gli inquirenti frutto di evasione fiscale, da far rientrare in Italia dalla Svizzera, dove erano custoditi da Carenzio. Monsignor Scarano – che con i D’Amico aveva da anni relazioni di amicizia – avrebbe coinvolto nell’operazione Zito, il quale, in virtù del suo ruolo nell’Arma, avrebbe potuto facilmente aggirare i controlli doganali, come confermano anche alcune intercettazioni telefoniche. «Tu sai perfettamente che negli aeroporti ci sono i controlli di sicurezza no?», dice Zito a Scarano, aggiungendo: «Io ho la possibilità, organizzandomi adesso, di poter saltare quel tipo di trafila con molta tranquillità, di utilizzare un aeromobile privato e atterrare in un aeroporto militare! Ecco, questa procedura ci permette di fare quel passaggio in tempi rapidi e sicurissimi. Allora mi devi dire con esattezza se si deve fare o non si deve fare perché mi devo organizzare».
Il monsignore, che sembra essere il regista dell’operazione, dà a Zito il via libera e gli promette 400mila euro per il servizio. Poi però, racconta Nello Rossi, uno dei pm dell’inchiesta, fra Scarano, Zito e Carenzio nascono dei dissidi e il trasferimento dei contanti salta. Senza però che questo impedisca a Zito – che aveva già messo in moto le macchine – di pretendere il suo compenso: riceve 400mila euro regolarmente incassati, più un altro assegno da 200mila, che però Scarano blocca, con una falsa denuncia di smarrimento dell’assegno stesso.
Questi i fatti che ora i magistrati di Roma dovranno accertare. Intanto nell’ordinanza di custodia cautelare viene evidenziata la «spregiudicatezza» di Scarano, la «continua e reiterata disinvoltura nella gestione dei suoi affari» oltre alla sua «ampissima disponibilità economica». E infatti il monsignore, che è titolare di due conti correnti allo Ior – uno intestato a lui, l’altro denominato «fondo anziani» – è coinvolto, a Salerno, in un’altra indagine della magistratura: avrebbe ricevuto, da parte di 56 «donatori», 56 assegni circolari di 10mila euro ciascuno; ma gli stessi donatori, al momento della consegna degli assegni, avrebbero ricevuto la stessa cifra in contanti da parte di Scarano. Il sospetto dei magistrati salernitani è una mega operazione di riciclaggio di denaro sporco coordinata dal monsignore. Per ironia della sorte, quando Scarano è a Roma alloggia nella Domus internationalis Paolo VI, diretta da quel monsignor Battista Ricca che due settimane fa Bergoglio ha nominato prelato dello Ior, con il compito di tenere d’occhio e riferirgli costantemente quello che succede nei corridoi e nelle stanze della banca vaticana: per saperne di più gli sarebbe bastato bussare alla porta del suo ospite.
«Scarano chiarirà tutto ai magistrati», puntualizzano gli avvocati del prelato. «La Santa sede – spiega il direttore della Sala stampa vaticana, padre Lombardi – non ha ancora ricevuto alcuna richiesta sulla questione dalle competenti autorità italiane, ma conferma la sua disponibilità a una piena collaborazione». E sia lo Ior sia l’Aif (l’Autorità di informazione finanziaria vaticana) annunciano un’inchiesta interna.
Un’altra tegola cade sulla testa di papa Bergoglio, a due giorni esatti dall’annuncio dell’istituzione di una Commissione speciale sullo Ior che – benché in questa vicenda finora sia coinvolto solo indirettamente – pare sempre più avvolto dalle nebbie e sempre meno riformabile.