Quando, nel 2013, il Movimento 5 Stelle sbarcò in parlamento, Gianroberto Casaleggio chiamò Nicola Biondo, cronista giudiziario dell’Unità, a gestire la comunicazione del gruppo alla camera. Biondo ha lavorato da questa posizione per un paio d’anni, fungendo da ufficiale di collegamento con la Casaleggio Associati.

Prima in Supernova e adesso nel recente Il Sistema Casaleggio, i due libri che scritto con un l’ex sviluppatore informatico della Casaleggio Associati Marco Canestrari, Biondo ricostruisce la storia del M5S, che oggi conosce un momento di crisi.

«Per me questo non è il Movimento 5 stelle – precisa – Questo è il partito personale di Davide Casaleggio, che ha scelto l’amministratore delegato Luigi Di Maio e gli ha permesso la scalata al potere».

Quali sono le cause della crisi elettorale e delle rotture di questi giorni?
Ci sono fattori endogeni che dovevano esplodere prima o poi. Il sistema Casaleggio prevede obsolescenza dei meccanismi e la continua sostituzione degli attori. Prevede persone che siano sprovviste di una cassaforte valoriale e di una storia alle spalle. Prova ne è che quelli che dimostrano più esperienza hanno avuto grossa difficoltà nel M5S, si pensi a Gregorio De Falco. Per chi comanda tra i 5 Stelle il personale politico deve essere manipolabile.

L’impressione è che l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari dell’altra notte sia stata svuotata dalla consultazione di ieri sulla figura di Di Maio. Hanno trasformato una questione politica in una questione individuale?
Non è consentito agli eletti fare politica. Possono fare quello che vogliono, tranne politica. Io ad un certo punto là dentro ho avuto paura. Perché quando un partito non ha niente intorno se non comunicazione e quando utilizza gli strumenti della setta pur non essendolo, perché ci tengo a sottolineare che non considero il M5S una setta, allora è evidente che non ci sono meriti o argomentazioni che tengano.

Cosa è questo Sistema Casaleggio di cui parlate? E come vi si inserisce la piattaforma Rousseau?
Il M5S è solo il braccio politico di un sistema commerciale suddiviso in tre scatole: la Srl Casaleggio Associati; l’Associazione Casaleggio, che organizza quel pic nic tra lobbisti che chiamano Sum; la piattaforma Rousseau, che è un’altra entità commerciale, almeno stando ai bilanci. Per questo è importante capire chi sono i clienti di Davide Casaleggio: se tra questi ci fosse una multinazionale del tabacco, non dovremmo esserne a conoscenza? Il potere in questo momento nasconde il campo da gioco.

Ha raccontato che Di Maio in un certo senso è stato elevato per la prima volta a leader da Matteo Renzi…
Renzi mandò dei biglietti a Luigi scegliendolo come interlocutore e dandogli un ruolo. Lui era spaventato, io avevo qualche anno più di lui e gli davo una mano. Renzi è un animale politico e disse a Di Maio: «Luigi con chi devo parlare, con te o con Casaleggio?». Lui più di una volta mi disse che voleva aiuto per dotarsi degli strumenti per convincere Gianroberto, anche perché io ero uno dei pochi che ci litigava.

La narrazione grillina prevede che l’alleanza con la Lega sia stata un passaggio obbligato dalle circostanze, visto che il Pd aveva rifiutato ogni accordo. Lei però racconta che era proprio Gianroberto Casaleggio, quando era in vita, a indicare questo approdo.
Ne parlava con il faccendiere Luigi Bisignani, lo ha raccontato lui stesso. Il progetto era quello di una Lega a 5 Stelle. Venne espresso già nel 2015, quando Gianroberto non stava bene ma era vivo e vegeto.

Quanto durerà il governo gialloverde?
Resterà in piedi fino a quando Matteo Salvini non farà il nome di Davide Casaleggio.