Dan Gerstein è uno scrittore, analista politico e stratega della comunicazione. Ha iniziato come autore di discorsi e consigliere per il senatore del Connecticut Joe Lieberman, per poi continuare come suo consulente senior e stratega della comunicazione nelle sue campagne vicepresidenziali e presidenziali con Al Gore

Cosa possiamo aspettarci nei prossimi 13 giorni e cosa dopo l’inaugurazione?

La domanda immediata è se Trump si dimetterà o se verrà messo sotto accusa. Non so se i Dem saranno in grado di convincere un numero sufficiente di repubblicani, ma alla Camera i Dem stanno andando avanti. E se Pelosi porta avanti la discussione, è segno che probabilmente si muoverà rapidamente al Senato: dubito che rischierebbe di perdere due volte. Supponendo che Trump tenga duro, penso che vedremo più dimissioni dai vertici dello staff, vale a dire meno persone in giro per frenare i peggiori impulsi di Trump aumentando le possibilità che non passi molto tempo prima che torni a fare accuse selvagge e ad alimentare le fiamme della sua base. Dopo che Biden diventerà presidente, i repubblicani cercheranno di fare gesti simbolici per mostrare di non essere più ostaggio della follia di Trump e troveranno un paio di cose su cui collaborare con Biden, un modo per rimuovere gradualmente il fetore dell’insurrezione di ieri. Ma entro due mesi, la mia ipotesi è che torneranno a essere ostruzionisti praticamente su qualsiasi atto legislativo che i Democratici vogliono davvero.

Trump è responsabile di quello che è successo ieri?

Al 100%. Cruz, Hawley e altri repubblicani hanno mantenuto la loro posizione dicendo che il risultato in alcuni Stati è discutibile.

Che ne sarà di loro e del partito repubblicano?

È molto indicativo che i repubblicani al Senato abbiano votato per l’obiezione anche dopo l’assalto al Campidoglio. Cruz e Hawley sono troppo compromessi per fare marcia indietro e passeranno i prossimi due anni a lottare per assumere il ruolo di prossimo leader MAGA [il movimento Make America Great Again, ndr]. Faranno affidamento sugli indipendenti a memoria breve per preservare la loro vitalità come candidati alle elezioni generali, ma penso che siano ingenui, nel migliore dei casi, e deliranti nel peggiore. Cruz è troppo antipatico e viscido anche per ottenere la nomination repubblicana, figuriamoci diventare presidente; Hawley ha rovinato quello che avrebbe potuto essere un brillante futuro come populista non razzista facendo parte di un complotto sedizioso che macchierà per sempre la sua reputazione. Tre degli altri quattro – Tuberville, Smith e Kennedy – sono degli idioti rozzi che pensano di non pagare nessun prezzo politico. L’altro, Marshall del Kansas, è appena stato eletto e ancora una volta conta sul fatto che i suoi elettori abbiano la memoria corta. Ma non è detto: il Kansans è sempre meno repubblicano dagli ultimi 8 anni circa.

Quale partito repubblicano ci sarà dopo Trump?

Sarà come minimo gravemente fratturato, tra l’establishment repubblicano (soprattutto i mainstreamer al Senato) e i maniaci del MAGA (che stanno crescendo alla Camera). Senza la presenza dominante di Trump queste differenze e le aspettative che ha creato tra i membri più rabbiosi del suo culto, potrebbe esserci un altro pericolo di tentata guerra civile aperta e uno scioglimento del Gop come lo conosciamo entro i prossimi 4-8 anni.

Qual è l’elemento più pericoloso in questa situazione?

I social media. Finché non scopriremo come impedire a Facebook, Twitter, Parler etc. di operare come veicolo di teorie del complotto e super divulgatori di diffamazioni, non vedo come potremmo sanare le nostre divisioni o come il nostro sistema politico possa davvero funzionare. Non puoi avere alcun tipo di dibattito produttivo se non sei nemmeno d’accordo sulla stessa serie di fatti. La storia guarderà indietro a Mark Zuckerberg come una delle figure più deprecate del 21° secolo per non aver esercitato un controllo e responsabilità prima che il genio uscisse dalla bottiglia.