Sperimentazioni e avvistamenti. Scavi e riscoperte negli archivi filmici, scouting di filmmaker emergenti e casi di studio. Cosi si è sviluppato il programma del Festival internazionale del cortometraggio di Oberhausen, sempre attento a far emergere generi e pratiche cinematografiche lontani dalla scena commerciale, giunto quest’anno alla sua 69esima edizione. Cinque le retrospettive, dedicate alle filmografie di Marcel Broodthaers, Teboho Edkins, Alexandra Gulea, Lynne Sachs, Yamashiro Chikako.

IL POETA Marcel Broodthaers, diventato artista visivo all’età di 40 anni, con mezzi economici e tecnici limitati ha prodotto installazioni, disegni, dipinti, pubblicazioni, e 50 brevi film tra il 1967 e il 1975. Film realizzati principalmente con immagini fisse per sottolineare la tensione tra il movimento e la sua assenza. Nella retrospettiva i film erano stati presentati in ordine cronologico, da Défense de fumer (1967) a La Bataille de Waterloo (1975). È stata inoltre presentata l’installazione Un Film de Charles Baudelaire, opera di finzione sul viaggio che lo scrittore avrebbe girato in ricordo della navigazione nel Pacifico nel 1850, di cui però non è rimasta alcuna documentazione visiva, solo brevi annotazioni. La revisione poetica del viaggio di Baudelaire compiuta da Broodthaers è composta da una carta geografica del mondo e frammenti di mappe che si alternano a parole, date e interventi sonori. La narrazione si sviluppava nell’impossibile tentativo di trasformare il movimento del viaggio in essenza linguistica, in una concatenazione di frammenti che sottolineano il non detto e il potere evocativo della parola.

La redazione consiglia:
A Parigi Marcel Broodthaers tra museo e MuseoDiversa è la pratica cinematografica di Teboho Edkins. Nato negli Stati Uniti nel 1980, cresciuto in Sud Africa e ora residente a Berlino, Edkins si considera un mediatore tra la cultura sudafricana, europea e cinese. I suoi documentari mostrano le conseguenze della globalizzazione e le trasformazioni sociali del Lesotho, in Sud Africa, determinati dalla forte presenza degli imprenditori cinesi, che hanno difficoltà nel riconoscere la storia e la cultura della popolazione locale. Sono stati presentati i suoi documentari sui gangster, girati grazie alla complicità delle gang di Cape Town, e i lungometraggi Days of Cannibalism e Ghosts, in cui presenze fantasmatiche, reali e immaginarie, perseguitano una comunità rurale nel Sudafrica post-apartheid. Altrettanto attenta alle trasformazioni culturali è la cineasta giapponese Yamashiro Chikako che dagli anni 2000 esplora artisticamente la storia, le questioni sociali e geopolitiche del Giappone e di Okinawa, dove vive. Indaga le influenze culturali e le conseguenze dell’occupazione americana e la fusione della cultura tradizionale nipponica con quella occidentale, dove il canto Ryukyu incontra l’opera di Verdi, e le cowgirl giapponesi recitano poesie rinascimentali. Yamashiro era tra gli artisti presentati nella mostra Japan. Body_Perform_Live, tenutasi al PAC di Milano, in cui era esposta la sua straordinaria videoinstallazione Mud Man, che a Oberhausen era invece proiettata in versione cinematografica.

OBERHAUSEN è stato il primo festival a presentare un approfondimento su machinima, genere cinematografico relativamente giovane, che potremmo definire come «l’arte di realizzare film d’animazione in un ambiente

«Ministries of Loneliness» di Rebecca Moccia

virtuale in 3D, in tempo reale». Genere emerso in ambito videoludico, esplorato e reinventato anche da artisti e cineasti attraverso film saggi, basti pensare a Parallel di Harun Farocki a diversi film di Edwin Lo e alle sperimentazioni del collettivo Total Refusal.
Il premio del Concorso internazionale è stato assegnato al regista ucraino Oleksiy Radynski per il documentario Chornobyl 22, riguardante l’invasione russa dell’area intorno a Chernobyl. Il film è parte del progetto filmico e forense Reckoning Project, che indaga i crimini di guerra russi in Ucraina, ed è composto da footage filmati clandestinamente con il cellulare e da interviste. Il Premio del Concorso Tedesco è stato assegnato a Gernot Wieland con Turtleneck Phantasies. Partendo da ricordi personali e eventi storici, il film intreccia con abilità finzione e documentario servendosi di found footage film e animazioni, accompagnati dalla voce del regista che racconta storie inascoltate e dimenticate.

MARTA BIANCHI ha presentato le recenti produzioni dell’archivio Careof di Milano, per promuovere le ricerche più innovative nell’ambito dell’immagine in movimento italiane, con le opere di Giulio Squillacciotti, The Cool Couple, Caterina Erica Shanta e Rebecca Moccia. Il video saggio Ministries of Loneliness di Moccia ha indagato la solitudine e la sua istituzionalizzazione nella società neoliberista. Il punto di partenza del progetto è stato il Ministero della solitudine, fondato in Gran Bretagna nel 2018 per affrontare i problemi psichici legati alla solitudine, che è stato in seguito istituito anche in Canada e in Giappone. Realizzato tra Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e Italia, è possibile vederlo presentato come videoinstallazione alla Fondazione ICA di Milano, nella mostra personale dedicata a Moccia, visitabile fino al 15 luglio.