La smentita numero uno alle prime luci del giorno, la seconda a metà mattina e poco più tardi anche l’annuncio di una querela. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari ha provato in ogni modo a bloccare le critiche e le polemiche che gli sono arrivate addosso dopo che La Stampa di ieri mattina ha raccontato di una sua intenzione di introdurre il tiro al poligono come sport da insegnare nelle scuola. Non c’è riuscito.

Nel pezzo pubblicato ieri dal quotidiano di Torino si dava conto con dettaglio di una chiacchierata del sottosegretario con l’addetto militare della presidente Meloni, lunedì mattina a Roma. «Dobbiamo fare un tavolo per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole», avrebbe detto tra le altre cose Fazzolari. Che però ieri ha negato. Offrendo in tv un’altra versione della chiacchierata, in verità un po’ confusa: «Verteva sull’esigenza di creare un tavolo che riguarda l’addestramento di forze di polizia e forze armate per vedere qual è lo stato di addestramento e la possibilità di creare dei canali privilegiati di assunzione nelle forze di polizia e nelle forze armate per quelle discipline sportive reputate attinenti».

Di Fazzolari, d’altra parte, è nota la passione per le armi e il tiro, così come l’attenzione che da parlamentare ha dedicato al settore. A palazzo Chigi è il braccio destro della presidente del Consiglio e anche lei ieri ha cercato di chiudere il caso mentre tutta l’opposizione e persino Salvini criticavano l’idea. «Il caso non è mai esistito», ha detto Meloni. Poi Fazzolari ha annunciato la querela. Ma il direttore della Stampa, Giannini, ha confermato tutto: «L’articolo è inattaccabile e di fonte sicura al cento per cento».