Se ne parla da decenni e si sono succeduti diversi tentativi. Questa volta potrebbe essere quella buona: la commissione affari costituzionali della camera ha ripreso in mano la questione romana, intesa come il modello di amministrazione della capitale. Già nell’articolo 114 della Costituzione si prevedeva che il governo della città avesse caratteri particolari, ma nonostante questa dichiarazione programmatica, Roma è praticamente l’unica capitale europea a non disporre di poteri speciali. Adesso il tema torna sul tavolo dei parlamentari proprio nei mesi che precedono le elezioni amministrative.

In commissione, da ieri ci sono diverse proposte di legge. Alcune già depositate altre annunciate e pronte per essere messe agli atti. Alla legge costituzionale firmata da Paolo Barelli, di Forza Italia, si unirà quella scritta da Roberto Morassut, del Partito democratico, che di Roma è stato assessore all’urbanistica negli anni della sindacatura di Walter Veltroni. Ci sono poi tre proposte di legge ordinaria. Una porta le firme di Riccardo Magi di PiùEuropa e di Stefano Fassina di Leu. Le altre due sono del grillino Francesco Silvestri e di Sara De Angelis della Lega.

È presto per capire se da questi testi si arriverà a una proposta condivisa, di questo si occuperà il gruppo di lavoro della commissione dopo un ciclo di audizioni con esponenti istituzionali ed esperti. Dal Movimento 5 Stelle da tempo, da prima che cadesse il governo Conte, danno a intendere che il percorso di riforma della governance di Roma serve anche a dare una mission a Virginia Raggi, a farla arrivare al voto del prossimo autunno con una veste istituzionale, da traghettatrice della capitale verso la nuova era amministrativa.

L’altro corno del problema, dal punto di vista di Raggi, è quello di ottenere più risorse. Con la fine del governo Conte, questo obiettivo è stato rimodulato nello spirito costituente del governo del Presidente: «La sfida dei poteri speciali per Roma merita un impegno comune – dice il grillino Giuseppe Brescia, presidente della commissione – È tempo di trasformare ordini del giorno e mozioni all’unanimità in una forte iniziativa legislativa che renda protagonista Roma. Evitiamo le polemiche, non perdiamo tempo e teniamo fuori la campagna elettorale da questo cammino».

Il doppio binario delle leggi ordinarie e di quelli costituzionali serve a garantire una prima risposta in tempi medio-brevi. «Con la nostra legge – dice la capogruppo in commissione del M5S Vittoria Baldino – proponiamo di attribuire alla capitale maggiori poteri amministrativi che ora non ha, come, ad esempio, le gestione diretta di alcuni fondi, come quelli sul trasporto pubblico locale, e maggiori competenza in tema di gestione dei rifiuti».
Al momento, delle proposte in campo quella di Riccardo Magi e Stefano Fassina è l’unica che contiene già un embrione di trasversalità: i due deputati espressione di schieramenti e culture diverse firmano un testo che riprende alcune delle idee di Walter Tocci, che fu vice del sindaco Rutelli prima di essere senatore e che da tempo sostiene la necessità della riforma. «Da una parte sosteniamo l’unificazione amministrativa tra Roma e la città metropolitana istituita dalla legge Delrio del 2014 – spiega Magi – Dall’altra proponiamo di trasformare i 15 municipi in comuni metropolitani. Con una norma ordinaria si può fare un passo nella direzione giusta». Un doppio movimento: verso l’alto della Città metropolitana verso il basso, alle istituzioni di prossimità. Più lunga, necessiterà anche di un referendum, la proposta di riforma costituzionale così riassunta dal Pd Morassut: «Chiediamo l’istituzione della ventunesima Regione italiana: Roma Capitale».