Riunione ieri al ministero dei Trasporti. Paola De Micheli ha convocato le associazioni del Tpl e i rappresentanti di regioni, comuni e province per discutere del servizio pubblico locale. Il tavolo è cominciato sotto il peso dei numeri record dei contagi. Le regioni (ma non tutte) avevano fatto recapitare all’esecutivo la richiesta di utilizzare la didattica a distanza alternata negli ultimi anni delle superiori per far calare i picchi di utenza. La prima a dire no è stata la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ma sulla sua posizione si è poi schierato tutto il governo.

SCAGLIONARE GLI INGRESSI a scuola ulteriormente (far entrare per esempio i ragazzi tra le 8 e le 10) e fare lo stesso negli uffici pubblici è stata la misura da cui ieri è partito il confronto. I ministeri di Trasporti e Istruzione hanno dato la disponibilità a tavoli operativi, regionali e provinciali, per allineare la domanda delle scuole al servizio predisposto dalle aziende, eliminando così «le criticità registrate in alcune aree urbane negli orari di punta». Nessuna modifica, al momento, del coefficiente di riempimento dei mezzi pubblici, fissato all’80% (ma il Cts aveva dato come indicazione il 50%) poiché secondo le aziende del Tpl il valore medio di riempimento registrato è stato del 55,60%. Il Mit ha ribadito che i mezzi sono sicuri se vengo rispettare le misure stabilite con il Cts.

Gli enti pubblici hanno confermato di avere «utilizzato tutte le possibilità previste dall’accordo col governo del 30 agosto, incrementando i mezzi per le tratte più sollecitate, anche tramite privati, potenziando i controlli». La soluzione non c’è ancora, la prossima settimana potrebbe riunirsi ancora il tavolo.

DE MICHELI in mattinata aveva affidato la sua posizione ai social: «Niente didattica a distanza per evitare il sovraffollamento dei mezzi pubblici». Durante il question time alla Camera aveva spiegato: «L’utilizzo dei mezzi pubblici fa segnare un meno 50% rispetto alla media giornaliera pre Covid. Il riempimento all’80% consente di soddisfare l’intera domanda di trasporto». Eppure il portale Skuola.net ha fatto un sondaggio: su un campione di 3.800 studenti, per 9 su 10 è impossibile mantenere le distanze di sicurezza su bus, tram e treni; il 43% dice di dover viaggiare letteralmente attaccato agli altri passeggeri.

De Micheli ha anche promesso di ripristinare il fondo di sostegno al Tpl nella prossima legge di bilancio: al fondo sono stati sottratti 150 milioni per i comuni e 300 milioni per le regioni. Di questi ultimi, la metà disponibili e la seconda tranche da assegnare. La ministra ha anche assicurato lo stanziamento di ulteriori risorse. La Cna Fita si è fatta avanti: «Il settore privato può mettere a disposizione una flotta di circa 50mila mezzi. Oltre il 90% delle attività è fermo». Il titolare del dicastero Salute, Roberto Speranza, ieri ha insistito: «Dobbiamo lavorare soprattutto su due ambiti: rafforzare lo smart working; incentivare le differenziazioni di accesso negli uffici pubblici e nelle scuole».

AD AZZOLINA il compito di precisare: «Se l’idea per qualcuno è chiudere le scuole e lasciare tutti a casa, la risposta è no. L’uso complementare della didattica digitale per le superiori è già realtà e ha permesso non solo di garantire il distanziamento in aula, ma anche di alleggerire di molto il carico del trasporto pubblico. Nel Piano Scuola approvato a giugno c’è anche lo scaglionamento degli ingressi che, infatti, molti istituti hanno predisposto». Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, che aveva lanciato la proposta di incrementare la Dad, ieri si è ritrovato terzo in classifica per nuovi positivi, una polemica sul mancato utilizzo di Immuni e il fronte scuola-trasporti sempre caldo. Così ha mantenuto il punto: formazione a distanza alternata dai 16 anni in su. Di pare differente il collega del Lazio, Nicola Zingaretti: «Incentiviamo lo smart working. Non in tutte le famiglie ci sono gli strumenti tecnologici per assistere alle lezioni».

Il mondo della scuola ribadisce il no a Zaia. «Niente didattica a distanza» la posizione di Anief, condivisa dall’Associazione nazionale presidi, che però fa notare: «Lo scaglionamento delle entrate può essere una soluzione, ma parziale. Non ha senso entrare dopo le 9». E la Cisl: «Posticipare l’orario è possibile ma in alcune realtà sarebbe molto difficile riuscire a coprire le cattedre».

FILT CGIL, FIT CISL, UILTRASPORTI: «Servono differenziazioni degli ingressi e delle uscite di scuola e uffici pubblici, smart working, mezzi a noleggio». E l’Usb: «Alle aziende del Tpl mancano 20mila mezzi. Occorreva un incremento del 70% nel servizio urbano e del 42% di quello extraurbano».