La fiammata del caro-energia era attesa e non è stata nemmeno tanto alta quanto nel resto d’Europa. Ora resta da capire quanto durerà.
L’inflazione, sparita dai radar economici durante il decennio di crisi del 2008 e per questo da molti invocata, secondo le stime preliminari dell’Istat a gennaio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua (da +3,9% del mese precedente). «Un’inflazione così alta non si registrava da aprile 1996 – sottolinea l’Istituto di statistica – . I beni energetici regolamentati trainano questa fiammata con una crescita su base annua mai registrata (+38,6%), ma tensioni inflazionistiche crescenti si manifestano anche in altri comparti merceologici», avverte l’Istat.
Va anche peggio nel resto del continente. L’inflazione annua nell’eurozona dovrebbe attestarsi a +5,1% a gennaio, in aumento rispetto al 5% di dicembre 2021 secondo la stima flash di Eurostat. «Lo scorso dicembre i prezzi nel mercato energetico hanno toccato il picco storico, poi vi è stata una correzione ma i prezzi restano alti a causa anche delle tensioni geopolitiche: circa la metà dell’inflazione è causati dall’aumento dei valori dell’energia», ha spiegato ieri Kadri Simson, commissaria europea all’Energia proveniente da un partito liberal-centrista estone.
In Italia l’inflazione di fondo, depurata dai prezzi energetici, si ferma a 1,8% (1,6% a dicembre). Quella europea, togliendo anche la componente alimentare frena al 2,3% dal 2,6 di dicembre. Ma smentisce le attese che davano un calo sotto la soglia del 2%. «Non è una buona notizia, perché il calo complessivo è ritardato», commenta l’ex vice-presidente della Bce, Vitor Constancio.
Se negli Stati Uniti, primo paese a registrare aumenti decisi dell’inflazione, la Fed non ha deciso di cambiare politica monetaria, ora i «falchi» in Europa iniziano a chiedere la fine delle politiche espansionistiche e che oggi alla riunione della Bce chiederanno a Lagarde già un aumento dei tassi, motivando la richiesta con la tensione Russia-Ucraina e gli effetti di lungo periodo sul caro gas, sebbene la presidente Christine Lagarde abbia definito un rialzo dei tassi «molto improbabile» nel 2022.
Tornando in Italia, l’andamento dell’inflazione «desta preoccupazione non solo per le conseguenze economiche ma anche per quelle sociali – sostiene Cristina Freguja, direttore centrale per le Statistiche sociali e il welfare dell’Istat – . L’impatto inflazionistico è infatti più ampio per le famiglie più povere che solitamente destinano maggiori acquisti ai prodotti energetici».
Per poter misurare meglio gli effetti dell’inflazione nell’era pandemica poi l’Istat ha annunciato ieri di aver aggiornato – come ogni anno – il suo paniere di riferimento sulle principali abitudini di spesa degli italiani. Per il 2022 entretanno beni e oggetti che ormai sono diventati purtroppo parte integrante della nostra quotidianità nel convivere col Covid. Così, dopo le mascherine e i gel disinfettanti per le mani introdotti lo scorso anno, questa volta sono stati aggiunti anche i tamponi anti-covid, test sierologici e saturimetro.
Non solo, in epoca di smart working arrivano per la prima volta anche le poltrone da computer, oggetti che chi lavora da casa ha acquistato in gran numero in questi mesi. L’aggiornamento riguarda anche nuove tendenze. Per esempio nel campo della musica nel 2022 il paniere Istat dà infatti il benvenuto alla musica in streaming mentre dice addio al vecchio cd, ormai desueto.