Sua sorella La Toya le regalò la prima gonna, suo fratello Michael il primo microfono. Quando era piccolina lui la prendeva sempre in giro, diceva che aveva il sedere troppo grosso, e lei impazziva di rabbia, si sentiva il brutto anatroccolo in una famiglia di cigni molto belli. Crescendo, i due si sono amati follemente. All’inizio era solo la sorellina di Michael Jackson, e lei per non deludere le aspettative ballava, correva, saltava, cantava. A un certo punto è diventata un’icona del R&B, quando ha capito che doveva smettere di sentirsi trasgressiva a tutti i costi e ha trovato una sua strada.

Da tempo nessuno si azzarderebbe più a chiamarla la «sorellina» di Michael Jackson, anche se tra gli otto fratelli, quattro dei quali insieme a Jacko formarono i Jackson 5, è quella che più ha sofferto della scomparsa del fratello. Ci ha messo un po’ ma, grazie anche alla sua mente lucida e un istinto manageriale invidiabile, si è rimessa in sesto e queste ultime settimane sono state parecchio decisive. Dopo sette lunghi anni di silenzio ha pubblicato a inizio ottobre il suo nuovo album, Unbreakable, capace di arrivare alla posizione più alta delle classifiche americane. Un successo non proprio inaspettato anche se ultimamente dal mercato discografico ci si può attendere qualsiasi cosa: è il suo settimo a centrare la vetta delle classifiche statunitensi e il secondo consecutivo dopo Discipline del 2008; ha raggiunto la prima posizione in quattro decenni consecutivi, e non è proprio da tutti, visto che in questo Olimpo ci sono Bruce Springsteen e Barbra Streisand.

49 anni, sexy come sempre, il disco ha subito bruschi rallentamenti, ha raccontato di aver passato più tempo con gli avvocati per risolvere i problemi legati all’eredità del fratello che non in studio, dove avrebbe voluto essere. Poi si è messa a rimodellare la sua musica, a curare minuziosamente gli arrangiamenti, complice la presenza – rinnovata dopo dieci anni di allontanamento – della coppia di produttori (Jimmy Jam e Terry Lewis) che l’avevano già seguita per poco meno di venti anni di successi, da Control a Rhythm Nation 1814 e tutti gli altri. Unbreakable è il disco più complesso, ambizioso e nero della sua carriera. E anche il meglio riuscito e il più godibile per una platea internazionale, perché rievoca le atmosfere R&B dei ’90, sia stilisticamente che nei contenuti: molte canzoni trattano temi sociali con delicatezza ma intensità, criticano l’influenza dei media sulla mente umana e la discriminazione delle minoranze per esempio.

Il primo singolo è da un po’ in rotazione, si intitola No Sleeep, seguito da Burnitup! e che segna la rinnovata collaborazione con l’amica Missy Elliott, altra star sulla strada del ritorno dopo qualche traversia personale. Il singolo, insieme a Dammn Boy, rappresenta il momento più dance del lavoro. Ci sono rimandi alla Motown più pop, echi della disco anni Settanta in Night e moto altro. C’è soprattutto Broken Hearts Hell, l’ultimo saluto al fratello fragile che tanto ha amato. Per i fan più accaniti: il tour prosegue alla grande, ha superato pienamente un piccolo problema alle corde vocali che a fine ottobre l’ha costretta a cancellare due date e continua a registrare sold out per tutte le date previste da qui a giugno in America. E, dopo l’estate, probabilmente arriverà in Europa.