Stando ai nomi che girano, il 2018 cinematografico potrebbe rivelarsi persino entusiasmante. E in qualche caso le aspettative sono certezze. Laddove, infatti, l’attesa non nasce dalla curiosità, ma dal desiderio di vedere o rivedere al cinema quei titoli che già hanno infiammato i cuori ai grandi festival nei mesi scorsi. Call me by your name, per esempio, con Guadagnino in odor di Oscar, ma anche Mektoub My Love: Canto Uno, al cui montaggio Abdellatif Kechiche starebbe lavorando dopo l’anteprima veneziana. A proposito di Lido, quanto sarebbe bello riuscire a rivedere al più presto quel gran capolavoro di First Reformed? L’ultima fatica di Paul Schrader dovrebbe uscire negli Usa, ma al momento non si osa neppure immaginare una distribuzione italiana.

 

 

Dall’America, però, altri big sono in procinto di raggiungere il pubblico: Paul Thomas Anderson, in sala da febbraio con Il filo nascosto (Phantom Thread); Steven Soderbergh con Logan Lucky, annunciato in primavera; Steven Spielberg e Ready Player One, dal best seller di Ernest Cline; e Richard Linklater, con Last Flag Flying, di cui si attende di sapere se si potrà vedere al cinema o ci si dovrà accontentare dell’on demand.

 

 

Apprezzato a Roma I, Tonya di Craig Gillespie, in arrivo in primavera. Poi ci saranno Polanski (Quello che non so di lei, scritto a quattro mani con Assayas) e Del Toro (il Leone d’Oro The Shape of Water), mentre vedremo come se la caverà Gus Van Sant a Berlino (Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot). Tra gli inediti, un politico Cuarón (Roma), di ritorno in Messico per ricostruire “El Halconazo”: il massacro di alcuni studenti che manifestavano contro la privatizzazione dell’Università per mano di un gruppo di paramilitari.

 

L’annata promette bene pure sul fronte italiano e non solo in zona cinema d’autore. La prossima estate vedremo Soldado, con la firma dell’ottimo Sollima che, a giudicare dal trailer, non farà rimpiangere il Sicario di Villeneuve. Guadagnino potrebbe stupire ancora con il remake di Suspiria, Mirko Locatelli con un film dall’aria molto francese (Il rumore del sole) e, ovviamente, hype alle stelle per Matteo Garrone che, momentaneamente accantonato Pinocchio, in Dogman farebbe ritorno a quella cifra deeply dark che gli è stata finora la più congeniale. Infine, più curiosità per il Menocchio di Alberto Fasulo, che per il Berlusconi di Sorrentino (Loro). La storia del mugnaio eretico condannato a morte dall’Inquisizione, per il regista sanvitese, sarà solo un pretesto per parlare dei giorni nostri e del nostro urgente bisogno di verità.